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La micromobilità urbana in Italia: stato dell’arte e prospettive

Monopattini, biciclette e non solo sono il cuore della micromobilità urbana, privata o in sharing, che sta riconfigurando le nostre città

La micromobilità urbana in Italia: stato dell’arte e prospettive
La micromobilità urbana- Via Depositphotos

Contenuto in collaborazione con KEY – The Energy Transition Expo

Il punto sulla micromobilità urbana in Italia, tra mercato in chiaroscuro e nuovo Codice della strada

Se davvero la pianificazione degli spostamenti nei centri abitati andrà sempre più verso il concetto di “città dei 15 minuti”, la micromobilità urbana avrà un ruolo centrale nelle strategie di tutti i centri medi e grandi. Con questo termine si intendono tutti quegli spostamenti che avvengono a bordo di biciclette, e-bike, monopattini, segway, hoverboard di proprietà o in sharing.

Da una certa prospettiva, in Italia siamo già a buon punto, se è vero che quasi 7 italiani su 10 possiedono almeno una bici o un monopattino elettrico. A farla da padrone è proprio la bicicletta tradizionale, che il 61% degli italiani ha nel proprio garage o sotto casa. Un 8% possiede una bici elettrica, il 7% un monopattino elettrico o altri mezzi di micromobilità elettrica.

Sono molti meno però quelli che utilizzano i mezzi acquistati con continuità durante la settimana. l’Osservatorio Findomestic ha ipotizzato che siano appena il 19% per quanto riguarda le biciclette e il 7% per quanto riguarda i monopattini. 

Questi numeri raccontano molte cose. Ad esempio, che le bici elettriche non hanno ancora “sfondato” nel nostro paese. Perché? Oggi 9 ciclisti su 10 si muovono con il modello tradizionale, e appena uno su tre ha provato una ebike. Nella maggior parte dei casi il giudizio è positivo, ma poi l’acquisto non si compie. Le ragioni sono diverse, ma al primo posto c’è il prezzo, considerato ancora troppo alto. Seguono poi gli appassionati della bici muscolare e quelli che preferiscono altri mezzi di trasporto. Interessante però che il 13% dichiari di non aver acquistato una bici elettrica per paura dei furti. Una quota analoga, invece, perché la può noleggiare tramite le piattaforme di sharing.

Il mercato della micromobilità urbana tra luci e ombre

“Dopato” dai click day legati ai bonus elargiti dal governo il mercato della micromobilità non se la passa benissimo in verità. L’associazione ciclo, motociclo, accessori (Ancma) ha censito un calo nel 2023 nel mercato della bicicletta del 23% rispetto all’anno precedente. Tra le cause bisogna includere, oltre agli incentivi statali, i problemi globali di approvvigionamento degli scorsi anni l’attuale eccesso di offerta. Il totale di biciclette vendute durante l’anno supera di poco gli 1,3 milioni. Sono quasi tutte bici muscolari, (quasi 1,1 milioni), mentre le e-bike si fermano a 273 mila (-19% sul 2022). Siamo comunque ben sopra il 2019 (+40%) anche per la pedalata assistita. 

Il volume d’affari totale si aggira sui 2,6 miliardi di euro. Molto meno dei 3,2 miliardi del 2022 ma sempre sopra i dati 2019 (+24%). Le bici elettriche preferite dagli italiani sono bici da città. Notevole, tuttavia, il 45% mountain bike elettrificate, mentre nel settore da corsa/gravel se ne sono vendute solo il 4%. Le cargo rimangono invece all’1%.

Condividere è meglio che comprare?

Fra i grandi utilizzatori di bicicletta, uno su tre opta per il noleggio di bici elettriche. Altri alternano il proprio mezzo proprio e mezzo noleggiato. Una percentuale significativa, che cresce in modo evidente quando si tratta di monopattino. In questo caso, anche se appena il 25% degli intervistati dichiara di usare questo mezzo, solo il 14% di questi utilizza il proprio. La stragrande maggioranza – quasi 8 su 10 – lo noleggia. 

Proprio nelle pratiche di sharing si è verificata una crescita molto importante negli ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, assistiamo a una crescente familiarità del pubblico alle soluzioni di mobilità condivisa. I dati risalgono al 2022, risentendo forse di un momento immediatamente post-pandemico. Per osservare un consolidamento o una deviazione dai trend attuali, occorrerà aspettare novembre, quando il nuovo rapporto sarà pubblicato con i dati del 2023.

In ogni caso, ciò che sappiamo sul numero di noleggi totali nel vehiclesharing è che i dati sui noleggi del 2022 sono più alti anche rispetto al 2019, quando la parentesi Covid non si era ancora aperta. Così il fatturato del comparto, che però nei calcoli della Fondazione comprende tutti i mezzi di sharing, inclusi scooter e auto. Il dossier fa anche un carotaggio nella micromobilità urbana in condivisione, mostrando che tra il 2021 e il 2022 i noleggi dei monopattini sono cresciuti di quasi il 50%, mentre per le biciclette siamo al +95%. Merito anche della spinta che i Comuni hanno dato all’offerta, aumentando le aree coperte dal servizio o il numero di mezzi disponibili.

Le città che investono nello sharing

Sono infatti 21 i nuovi servizi di mobilità attivati in Italia nel 2022. Di questi, 16 sono servizi di micromobilità. Solo guardando alle flotte, vediamo che la micromobilità fa la parte del leone, con il 95% del totale dei nuovi veicoli in sharing. In numeri assoluti oggi viaggiano sulle nostre strade oltre 113 mila veicoli leggeri ed elettrici condivisi.

Le città che più investono nella sharing mobility sono per lo più i capoluoghi settentrionali. Qui siamo a 36 città servite contro le 19 del Sud e le 11 dell’Italia centrale. Anche la superficie coperta da servizio è molto differente: al Nord siamo mediamente al 77%, al Centro appena al 50% e al Sud e Isole al 48%. 

Anche se la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile include nella micromobilità anche i motorini elettrici, vale la pena osservare un altro numero importante: quello dei viaggi effettuati. Utilizzando servizi di bikesharing, scootersharing e monopattino-sharing nel 2022 sono stati fatti più di 43 milioni di viaggi, pari all’87% del totale di tutto lo sharing. Sono 112 milioni i km percorsi

Le nuove regole del codice della strada per la micromobilità 

Le modifiche fatte a marzo dal governo al Codice della strada riguardano anche il settore della micromobilità. Si attende entro luglio il voto del Senato, ma intanto ecco le principali novità. Le bici elettriche devono avere un motore elettrico di potenza fino a 250 W, che si disattiva a 25 km/h. Quelle utilizzate per il trasporto merci possono avere una potenza massima fino a 500 W. L’assistenza del motore elettrico deve sempre interrompersi se il ciclista smette di pedalare. Per utilizzare e-bike, monopattini elettrici o altri mezzi di micromobilità elettrica su suolo pubblico bisogna avere più di 14 anni. Il casco in bici è consigliato, ma non obbligatorio, mentre le luci anteriori, i catarifrangenti posteriori e il campanello non possono mancare.

Oggi i monopattini elettrici possono circolare fuori dai centri abitati solo su piste e percorsi ciclabili. Dentro, invece, devono viaggiare sotto i 6 km/h nelle aree pedonali e sotto i 20 sulle strade con limite a 50 km/h. Dal 2024 è obbligatorio avere le frecce e l’indicatore di stop su entrambe le ruote. Con il nuovo Codice della strada, i monopattini elettrici potrebbero avere l’obbligo di targa e del casco, che oggi è obbligatorio solo per i minorenni. Anche l’assicurazione RC diventerebbe vincolante. Se non si fa, il rischio è una multa fino a 400 euro. Non sarebbe più possibile uscire dai centri urbani o circolare contromano. Per i monopattini elettrici in sharing dovrà essere previsto il blocco automatico quando escono dalle zone di circolazione consentite.

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