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Uno studio del MIT sostiene che il limite di 30 km/h fa aumentare l’inquinamento

Limite 30 km/h: in città aumenta l’inquinamento?
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L’impatto del limite di 30 km/h dipenderebbe dal funzionamento del motore endotermico, spiega lo studio

Imporre alle auto di non superare i 30 all’ora a Milano farebbe aumentare le principali emissioni inquinanti legate al traffico veicolare: monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM). E dilaterebbe, anche se di poco, i tempi di percorrenza. Visto dalla prospettiva dell’inquinamento, quindi, il limite di 30 km/h non sarebbe una scelta desiderabile per le politiche di mobilità urbana di una città come il capoluogo lombardo.

È il risultato di uno studio (ancora non pubblicato) condotto dal MIT Senseable City Lab, il gruppo di ricerca guidato da Carlo Ratti, e presentato alla 3° edizione del forum di The urban mobility council, l’iniziativa di Unipol che analizza gli scenari futuri della mobilità con il supporto scientifico del Politecnico di Milano.

L’impatto del limite di 30 km/h: cosa dicono gli studi su dati reali

Il team di Carlo Ratti giunge a una conclusione che contraddice i risultati di molti studi effettuati in materia negli ultimi anni. Risultati che vanno, sostanzialmente, in una sola direzione: introdurre il limite di 30 km/h in città fa bene all’ambiente, ma anche al risparmio energetico, alla vivibilità del contesto urbano, al traffico e alla salute (in termini di incidenti evitati). Nonostante ciò, il tema delle zone 30 in Italia continua a essere “radioattivo” e molto polarizzante.

Uno studio pubblicato a maggio su Sustainability, ad esempio, passava in rassegna i risultati reali ottenuti in 40 città europee con l’introduzione graduale del limite di 30 km/h, valutandoli con metodi quali-quantitativi. Il risultato? Le emissioni inquinanti delle auto diminuiscono, in media, del 18%, l’inquinamento acustico legato al traffico scende di 2,5 decibel, il consumo di carburante cala del 7%. E il rapporto tra i coinquilini delle strade europee, automobilisti ciclisti e pedoni, diventa più sicuro: scendono gli incidenti (-23%), le morti (-37%) e gli infortuni (-38%).

Un altro studio, sempre su dati reali documentati dalle città stesse, condotto dall’Institute of Transport Economics del Norwegian Centre for Transport Research nel 2024, ribadisce gli stessi concetti: le città che hanno misurato l’impatto del limite di 30 km/h hanno certificato meno inquinamento locale, grandi benefici in termini di sicurezza stradale, nessun aumento significativo dei tempi di percorrenza.

Gli scenari del MIT su Milano

Lo studio del team di ricercatori del MIT sostiene l’opposto. Nei vari scenari ipotizzati, tutti sulla città di Milano – che sta valutando di espandere il limite ai 30 all’ora a più strade del centro – il bilancio è sempre negativo. Gli scenari assumono che il limite venga adottato per l’intero territorio del comune: in questo caso, le emissioni di CO2 aumenterebbero dell’1,5%, mentre quelle di PM del 2,7%. La ragione? Secondo il MIT, dipende dal funzionamento dei motori endotermici. I motori diesel e a benzina sono progettati per avere la migliore efficienza di consumo intorno a velocità di 70-80 km/h.

Mentre l’aumento dei tempi di percorrenza varia molto a seconda dell’applicazione del limite. Si va da 2 secondi in più se i 30 all’ora valessero solo per il centro, fino agli 89 secondi in più se il limite fosse applicato a tappeto su ogni tipo di strada del comune.

Lo studio è solo il primo di una linea di ricerca che continuerà ad analizzare scenari futuri per la mobilità, spiegano gli autori. “Grazie ai dati che ci forniscono i sistemi di trasporto, tra cui le applicazioni telematiche di Unipol, capiremo come e fino a che punto la riduzione dei limiti di velocità nelle nostre città potrà accelerare il progresso verso città più sane, sicure e vivibili”, ha commentato Carlo Ratti.

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