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GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici

Adesso che la realizzazione del Grab è vicina, la rete di associazioni cittadini ed enti da cui tutto è partito, si preoccupa di come mantenere le caratteristiche di partecipazione e progettazione collettiva, che ne sono state da subito la peculiarità e la forza

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via depositphotos.com

di Rossella Muroni

Quattro lettere per trasformare il modo di vivere e di muoversi nella Capitale. Quattro lettere come Grab, acronimo di Grande raccordo anulare delle bici. Una parte di quella vasta rete ciclabile necessaria per incentivare la mobilità dolce attiva e sostenibile e per scoraggiare traffico e smog nel Paese. Dove negli ultimi due anni (2020/21) sono state vendute circa 4 milioni di biciclette tra muscolari e a pedalata assistita, il 49% degli italiani possiede una bici ma soltanto il 10% la utilizza per andare a lavoro o a studiare essendo ritenuto ancora troppo pericoloso muoversi con questa modalità.

L’anello ciclopedonale di 50 chilometri che unisce diversi quartieri di Roma dal centro alle periferie, è nato dal basso grazie a un’idea progettuale di VeloLove, sviluppata con un percorso partecipato e il lavoro collettivo di realtà istituzionali, associative e informali, di professionisti e volontari, al quale hanno contribuito Legambiente, Touring Club Italiano, Kyoto Club, Vivilitalia, Roma Natura, Open House, Parco Archeologico Appia Antica, Parco Regionale Appia Antica, Roma BPA, Comitato Mura Latine, Free Wheels, ADI, FIAB Roma, Teamdev, piano b architetti associati, A3Paesaggio, AzzeroCO2, SL&A Turismo e Ambiente, Parco Castelli Romani, MAXXI, Confindustria-ANCMA.

Non solo una ciclovia che porta a passeggio nella storia millenaria di Roma, ma un esempio formidabile di rigenerazione urbana, che passa dall’Appia Antica al Quadraro, dal Colosseo a Torpignattara, dall’Auditorium all’Aniene, fino ad alcuni dei parchi più celebri di Roma. Un nuovo modo di vivere la città, al servizio di una mobilità attiva e sostenibile interquartiere, della cultura e del tempo libero, capace anche di attrarre turisti. Un progetto apprezzato anche oltre i confini nazionali, come testimoniano i diversi premi vinti, tra cui il prestigioso riconoscimento internazionale assegnato da Esri per la creatività e la freschezza della proposta.

Una infrastruttura leggera ad alto tasso di redditività economica, sociale e culturale, già finanziata dal vecchio MiT, ma rimasta in attesa di progetto definitivo e quindi di attuazione per troppo tempo nella precedente consiliatura e che ora sta partendo davvero. Grazie alla spinta delle associazioni e di Roma Futura, che lo aveva esplicitamente citato nel programma delle amministrative, alla concreta disponibilità della giunta Gualtieri e all’impegno dell’Assessore alla Mobilità Patanè.  

E adesso che la realizzazione del Grab è vicina, portando lungo l’anello di 50 chilometri spazi pedonalizzati, nuovo verde e aree pubbliche dove poter svolgere una pluralità di eventi ed attività, la rete di associazioni cittadini ed enti da cui tutto è partito, si preoccupa di come mantenere le caratteristiche di partecipazione e progettazione collettiva, che ne sono state da subito la peculiarità e la forza. L’ispirazione per questo passo avanti arriva da New York, a dimostrazione che i progetti visionari e moderni ci mettono in contatto con le grandi capitali e le buone pratiche più avanzate nel mondo.

Ebbene a New York esiste qualcosa di simile, seppur diverso, dal Grab: la High Line, un parco lineare di circa 2,3 chilometrirealizzato su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata West Side Line, lungo il lato occidentale di Manhattan. Questo parco, proprio come il Grab, è un’opera pubblica ideata da cittadini e associazioni e dalle competenze di diverse professionalità, architetti, ingegneri, urbanisti, paesaggisti, esperti di mobilità, che hanno dato il loro contributo volontario al progetto. Ed è stata proprio questa partecipazione sfociata nell’associazione Friends of High Line a far conoscere oltre i confini della Grande Mela l’idea del parco per dare nuova vita alla vecchia sopraelevata ferroviaria, esattamente come la Rete per il Grab ha fatto per l’anello ciclopedonale romano. È stata sempre l’associazione a trovare i finanziamenti per la realizzazione del parco. E oggi è l’associazione a gestire, insieme al Comune, l’High Line. Gestire, prendersi cura, rendere vitale e frequentato il Grab è quello che si candida a fare anche la Rete di realtà e associazioni da cui è nato il Grande raccordo anulare delle bici. Per far continuare a far vivere di partecipazione e visioni collettive ciò che è nato collettivamente dal basso.

di Rossella Muroni, ecologista e deputata di FacciamoECO