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A Bologna nasce la pdl per portare la Città 30 in Italia

Città 30 in Italia: pronta la proposta di legge per una “mobilità umana”
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Legambiente, FIAB, Salvaiciclisti, Kyoto Club e altre associazioni spiegano come dovrebbe essere la Città 30 in Italia

(Rinnovabili.it) – Sostituire l’eccezione delle “zone 30” alla regola dei 50 km/h sulle tratte urbane. Più facilità nel modificare le carreggiate per far rallentare le auto con rialzi, chicanes, restringimenti o arredo urbano. E introdurre il principio di gerarchia delle responsabilità degli utenti della strada. Sono i pilastri su cui si regge la prima proposta di legge per istituire le Città 30 in Italia.

A presentarla, sabato 6 maggio, durante l’ultima giornata di MobilitARS a Bologna, sono state una pattuglia di associazioni (Legambiente, FIAB, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis, Fondazione Michele Scarponi). Il testo preparato da Andrea Colombo, ex assessore alla Mobilità del comune di Bologna, la prima città italiana ad abbracciare sistematicamente il concetto di imporre il limite di 30 km/h in tutte le strade urbane, propone per la prima volta una definizione di Città 30 in Italia.

Città 30 in Italia: tutte le novità

Il punto di partenza è espandere il limite dei 30 all’ora a tutte le tratte urbane. Quella che era un’eccezione in vigore solo in poche isole, le cosiddette zone 30, diventa la regola per il codice della strada. Questo limite varrebbe per le strade di quartiere (tipo E), le strade ciclabili (tipo E-bis), le strade locali (tipo F) e gli itinerari ciclopedonali (tipo F-bis). I 50 km/h varranno invece soltanto sulle strade a scorrimento veloce.

Di conseguenza, secondo la pdl per la Città 30 in Italia va modificata l’infrastruttura stradale per rallentare i veicoli. La pdl semplifica gli interventi possibili come l’introduzione di dossi, allargamenti dei marciapiedi e altri interventi che modificano la carreggiata togliendo la necessità di un’autorizzazione ministeriale. Il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture è chiamato a pubblicare delle linee guida per aiutare i comuni a scegliere tra le migliori pratiche in materia.

All’art.3 c’è poi l’enunciazione di un nuovo principio di responsabilità, secondo il quale chi guida veicoli “che per massa e velocità possono causare i danni maggiori in caso di collisione” ha anche “la massima responsabilità di prendersi cura e ridurre il pericolo per gli altri utenti (veicoli a motore verso utenti non motorizzati e ciclisti verso pedoni)”.

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