La fotografia delle auto connesse in Italia nel rapporto del PoliMi
Quasi metà dei veicoli che circolano in Italia – il 42%, cioè 16,9 milioni – sono ormai auto connesse. E i numeri continuano a crescere. Sono 5,1 milioni le auto nativamente connesse tramite SIM in ambito consumer nel 2023, un balzo del +19% rispetto all’anno prima. Le auto aziendali connesse per il fleet management sono 1,5 milioni, in aumento del 25%. Mentre più di 10 milioni di veicoli sono dotati di box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative, anche questo dati in aumento del 3% sul 2022.
È la fotografia scattata dall’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano in un rapporto rilasciato oggi. Un mercato, quello della Connected Car & Mobility in Italia, che segue una traiettoria in netta ascesa: vale quasi 3 miliardi di euro, +17% solo nel 2023.
Auto connesse, i numeri del mercato italiano
Le soluzioni per l’auto connessa valgono 1,56 miliardi di euro (+11% in un anno), mentre i sistemi di Advanced Driver Assistance Systems (ADAS) integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia, raggiungono i 950 milioni di euro (+28%).
“Sul fronte normativo, incide sia l’obbligo a partire dal 2024 di integrare specifici ADAS all’interno di tutte le vetture di nuova immatricolazione che quello dal 2035 di immatricolare solo veicoli a zero emissioni”, spiega Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Connected Car & Mobility. “La connettività avrà un ruolo molto importante nella gestione dei nuovi modelli elettrici e ibridi, e nel garantire scambi di informazioni tra veicolo e infrastruttura”.
Mobilità intelligente e Smart Road, luci e ombre
In parallelo, il PoliMi registra anche una crescita delle soluzioni Smart Mobility nelle città, in primis per la gestione dei parcheggi e la sharing mobility. Questo segmento è in crescita anno su anno del 18% e vale circa 400 milioni di euro.
Un dato, questo, che presenta però sia luci che ombre. Più di metà dei comuni italiani ha avviato progetti di mobilità intelligente, spiega il rapporto dell’Osservatorio sulle auto connesse. Soprattutto su mobilità elettrica e sharing. Progetti futuri a cui stanno lavorando i comuni si concentrano su nuove sperimentazioni, tra guida autonoma, Air Mobility e Mobility as a Service (MaaS). Ma 1 comune su 3 (il 29%) “non sfrutta i dati a disposizione” generati da questi progetti. O, se lo fa, l’intento è soprattutto “informativo o diagnostico”, mentre manca spesso un approccio che usi i dati per adattare le politiche e migliorare la qualità dei servizi. Obiettivo che può essere raggiunto sfruttando le soluzioni abilitate dall’intelligenza artificiale, sottolinea il PoliMi.
Sul fronte Smart Road, invece, il quadro è più che positivo. In Italia sono 19 le iniziative attivate negli ultimi tre anni, con esempi recenti “particolarmente virtuosi, a riprova dell’impegno e dell’interesse del Paese su questo fronte”, specifica il rapporto.
“In questo scenario, l’evoluzione delle tecnologie V2X giocherà un ruolo chiave – commenta Monica Nicoli, Responsabile scientifica dell’Osservatorio Connected Car & Mobility – permettendo a veicoli e infrastrutture di condividere in tempo reale grandi volumi di dati, aumentando la capacità di coordinamento delle manovre in scenari complessi di mobilità e rendendo la comunicazione efficiente, robusta, versatile e sicura”.