Troppo basse le fonti rinnovabili nei consumi del settore trasporti
(Rinnovabili.it) – Nell’Unione Europea il discorso sulla decarbonizzazione energetica ha un capitolo a sé stante quando si parla di trasporti. È l’unico settore infatti che fin dall’inizio (pacchetto 20-20-20) ha avuto un obiettivo tutto suo in termini di integrazione della componente rinnovabile. In attesa che l’UE definisca con certezza i nuovi target 2030 per gli Stati membri, il GSE analizza l’attuale panorama italiano per fare il punto della situazione e capire quanto il Bel Paese sia allineato o meno con la strategia comunitaria.
Nella nota “Consumi di energia nel settore Trasporti – Quadro statistico di riferimento e monitoraggio target UE”, pubblicata oggi on line, il Gestore presenta i bilanci 2015 della componente dei consumi costituita da fonti energetiche rinnovabili e l’andamento del trend nel decennio precedente. Nell’anno in questione il comparto ha consumato a 39,5 Mtep, “un valore in flessione di circa 550 ktep rispetto all’anno precedente (-1,4%) e, più in generale, tra i più bassi dell’ultimo decennio”.
Una riduzione che perde tuttavia di spessore se guarda ai trend della domanda energetica nazionale totale: la riduzione tendenziale dei consumi energetici del settore trasporti italiano, seppur significativa (-12% rispetto al 2005), rimane inferiore a quella registrata dai consumi finali dell’intera economia (-15%), su cui sono pesati in misura maggiore gli effetti della crisi economica.
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Cosa consumiamo per muoverci? Principalmente, e non è certo una sorpresa, prodotti petroliferi (92%), con il diesel che ormai è utilizzato tre volte tanto rispetto alla benzina. Tutte le altre fonti hanno un peso davvero marginale: le rinnovabili – intese come biofuel ed elettricità verde – coprono il 3,7%, segue il gas naturale (2,8%) e l’energia elettrica prodotta da combustibili fossili (1,6%).
In realtà la questione sui consumi di fonti rinnovabili è più complessa di quanto possa apparire ad una veloce lettura. Se confrontiamo gli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN), predisposto nel 2010, con la quantità di biocarburanti immessi al consumo ci si accorge che, a partire dal 2013, l’Italia continua ad essere sotto il target annuale. Un gap neppure tanto piccolo. La spiegazione va cercata, in parte, nella direttiva comunitaria ILUC. Il provvedimento stabilisce che ai fini del calcolo del target possono essere considerati e quindi contabilizzati solo i biocarburanti sostenibili, vale a dire non ottenuti a partire da aree caratterizzate da elevata biodiversità o da elevate concentrazione di carbonio.
Inserendo l’Italia nel quadro europeo dei consumi rinnovabili nel settore trasporti, ci si accorge di essere ben lontano dalle performance dei primi della classe. Con il nostro 6,4% di target (si calcola aggiungendo al 3,7% alcuni fattori moltiplicativi e togliendo dalla torta fonti come il gas naturale e il cherosene) siamo in compagnia di Paesi come la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca, mentre in alto nella classifica svettano Svezia (24%), Finlandia (22%), Austria (11,4%) e Francia (8,5%).