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Il Ponte sullo Stretto finisce al Tar: contestato l’ok alla VIA

Legambiente, WWF e LIPU presentano ricorso al Tar contro la decisione del MASE di metà novembre che aveva concesso la valutazione d’impatto ambientale

Ponte sullo Stretto: ong presentano ricorso al Tar
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L’ok alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per il ponte sullo Stretto di Messina è “illogico”. Il progetto rischia di avere un impatto ambientale “gravissimo e irreversibile, non mitigabile né compensabile” su habitat protetti, fauna migratoria e ecosistemi marini. Mancano parti degli studi richiesti. E non è stato applicato il principio di precauzione.

Lo sostengono Legambiente, LIPU e WWF nel ricorso presentato oggi al Tar. Il 14 novembre scorso, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), tramite la commissione Via-Vas, aveva dato luce verde al progetto con circa 60 rilievi pendenti da sciogliere in sede di presentazione del progetto esecutivo.

“La valutazione d’incidenza negativa pregiudica il parere positivo rilasciato, mentre le analisi e gli approfondimenti richiesti – in particolare su mitigazioni e compensazione – si sarebbero dovuti presentare già con il progetto definitivo essendo irragionevole chiederli per il progetto esecutivo dopo l’affidamento per la realizzazione dell’opera”, scrivono le 3 associazioni in una nota.

Ponte sullo Stretto, le ragioni del no alla VIA

Secondo le tre associazioni, accordare parere favorevole al progetto del ponte sullo stretto è in contraddizione con la valutazione d’incidenza negativa. Inoltre, i chiarimenti richiesti sono rimandati alla fase del progetto esecutivo. Che sarà però diviso in stralci. Rendendo impossibile una visione d’insieme. Una gestione che è considerata “irragionevole”.

C’è poi il nodo dell’impatto ambientale. Il progetto inciderebbe su habitat parte della Rete Natura 2000. La stessa commission Via-Vas, d’altronde, notano i ricorrenti, riconosce che non è possibile escludere impatti significativi su siti protetti. Ma così viola il principio di precauzione e rende incongruente il parere positivo.

Non è tutto. Secondo le tre ong, manca l’analisi degli effetti ambientali cumulativi, obbligatori per legge. Non ci sono nemmeno studi adeguati sulle faglie attive e sulla sismicità dell’area, una delle più soggette a terremoti devastanti di tutta la penisola. Mancano, ancora, analisi essenziali per valutare l’impatto della cantierizzazione, che sono rimandate a fasi successive.

Ci sono poi criticità sulla tutela della costa (le analisi sulla morfodinamica costiera sarebbero incomplete), quella delle acque e del mare, e l’impatto sulla migrazione degli uccelli.

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