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Pendolaria 2016: l’Italia fanalino di coda nella mobilità urbana europea

Mentre l'UE viaggia sempre più su ferro, le città italiane restano al palo. E le città continuano ad avere un ruolo marginale nella programmazione delle risorse per i prossimi anni

Pendolaria 2016: l’Italia fanalino di coda nella mobilità urbana europea

 

(Rinnovabili.it) – Mentre l’Europa viaggia sempre più su ferro, le città italiane restano sostanzialmente al palo. È la fotografia scattata da Legambiente nel nuovo rapporto Pendolaria 2016, dedicato al trasporto pendolare, che vuole fare il punto sulla mobilità urbana in Italia e mettere a confronto le dotazioni infrastrutturali nelle città europee. Un settore determinante sia per la qualità dell’aria – di nuovo sotto i riflettori in queste settimane invernali di emergenza smog e provvedimenti dell’ultimo minuto – sia per la qualità di vita dei cittadini.

Il paragone con le altre realtà del continente appare impietoso. Qualche dato aiuta ad aprire gli occhi. In Italia sono attivi 236 km di metropolitana, mentre nella sola Madrid sono più di 290 e praticamente il doppio (464 km) a Londra. Quindi il gap c’è ed è innegabile: ma stiamo investendo per recuperare terreno? Poco e male, analizza Pendolaria 2016. Nell’anno che si sta chiudendo abbiamo realizzato soltanto 4,5 km di metro, grazie ai prolungamenti di Milano e Catania. A questo ritmo una città come Roma impiegherà altri 80 anni prima di arrivare ad avere una mobilità paragonabile a quella europea.

 

Pendolaria 2016: l’Italia fanalino di coda nella mobilità urbana europeaInsomma, il Belpaese risulta terribilmente arretrato in termini di infrastrutture di trasporto su ferro rispetto al resto d’Europa: siamo sotto del 50% rispetto alla media europea per metropolitane e tramvie, e al 51% per le ferrovie suburbane. “Il ritardo infrastrutturale italiano rispetto agli altri Paesi europei è un tema che ha caratterizzato il dibattito politico degli ultimi venti anni – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini –  Ma nella spinta a rilanciare i cantieri che ha contraddistinto tutti i Governi, si è persa di vista una analisi seria che riguardasse le città, dove è più forte la domanda di mobilità e dove invece si evidenzia proprio il ritardo più forte in termini di dotazione di trasporto su ferro rispetto al resto d’Europa”.

Le città continuano ad avere un ruolo marginale nella programmazione delle risorse per i prossimi anni. La parte del leone continuano a farla gli investimenti autostradali, stradali e i grandi progetti ferroviari (completamento dell’alta velocità e tunnel alpini). Nel piano delle 25 opere prioritarie del Governo, dal costo di 90,1 miliardi di euro, quelle per il potenziamento del trasporto ferroviario metropolitano nelle grandi città sono 8 per un costo complessivo di 14,9 miliardi di euro, mentre per le opere stradali sono previsti 28,4 miliardi di euro, e per l’Alta velocità 41,4 miliardi di euro. Invece sono solo 1,3 i miliardi di euro per le nuove metropolitane, cioè per il completamento dei progetti in corso a Torino, Milano, Napoli, Catania, Palermo.

“Le risorse ci sono – ha sottolineato ancora Edoardo Zanchiniquello che manca è un progetto che punti a realizzare decine di chilometri ogni anno di metropolitane, tram, ferrovie suburbane. I vantaggi sarebbero evidenti in termini di riduzione dell’inquinamento ma anche di qualità della vita per milioni di persone che potrebbero lasciare a casa l’auto, con risparmio anche sulla spesa familiare, e di possibilità di riqualificazione intorno alle stazioni del trasporto su ferro”.