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Olio di palma nell’Ue: 65% delle importazioni destinate a produrre biodiesel

olio di palmaL’Ue ha varato una direttiva per abbandonare l’olio di palma entro il 2030, ma lo scorso anno ne ha importate oltre 5 milioni di tonnellate

 

(Rinnovabili.it) – Sempre meno usato come prodotto alimentare, ma sempre più sfruttato per produrre carburanti ed energia elettrica: il paradosso dell’olio di palma sembra destinato a continuare ancora a lungo. Secondo l’analisi di Transport&Environment dati rilasciati da OilWorld, una delle compagnie di riferimento per il mercato industriale degli oli vegetali, nel 2018, il 65% (quasi 2/3) dell’olio di palma importato nell’Unione europea è stato convertito in combustibile per alimentare veicoli e centrali energetiche.

 

Nello specifico, il 53% dell’olio di palma giunto in Eu è stato trasformato in biodiesel e destinato ai trasporti (+3% rispetto al 2017), il 12% è stato usato come combustibile per produrre energia termica ed elettrica (+18% sul 2017), mentre la quota restante è stato impiegato nell’industria alimentare, con un calo dell’11% rispetto all’anno precedente.

 

olio di palma

 

Lo scorso marzo, la Commissione europea ha dichiarato insostenibile la coltivazione di olio di palma e ne ha previsto l’abbandono per la produzione di biodiesel entro il 2030, seppur con notevoli eccezioni, mentre l’utilizzo di colture alimentari per la produzione di biocarburanti è permessa nel blocco Ue fino al 2023.

L’adozione, nel 2009, della Direttiva per l’Energia Rinnovabile (la cosiddetta RED) che promuoveva l’uso di biocarburanti per raggiungere il 10% di energie rinnovabili nel settore dei trasporti ha portato l’industria dell’olio di palma a un vero e proprio boom nell’Unione europea. Solo nel 2018, l’Ue ha ratificato la Direttiva (con la cosiddetta RED II, valida per il periodo 2021 – 2030) liberando gli Stati membri dal vincolo di utilizzare biocarburanti a base vegetale.

 

Una ricerca promossa dalla Commissione europea nel 2016 spiegava che l’uso di biodiesel derivato dall’olio di palma ha un impatto sul clima 3 volte peggiore di quello del diesel da fonti fossili, in buona parte a causa delle emissioni indirette generate dalla deforestazione nei Paesi d’origine (Indonesia e Malesia sono i primi produttori mondiali di olio di palma).

 

Nel frattempo l’industria del biodiesel continua a crescere: nel 2018, gli Stati membri dell’Ue hanno consumato oltre 4 milioni di tonnellate di olio di palma grezzo per produrre biocarburante nella raffinerie comunitarie e hanno importato 1,2 milioni di tonnellate di biodiesel a base di olio di palma prodotto al di fuori dei confini europei (il triplo rispetto alle importazioni del 2017).

 

Lo scorso anno, le importazioni di olio di palma e soia, due tra le colture ritenute dalle associazioni ambientaliste tra le maggiori responsabili di deforestazione nelle aree tropicali, hanno rappresentato l’86% dell’import Ue di biodiesel, per una spesa complessiva di 4,2 miliardi di euro.

 

Un boom che colpisce anche le colture locali: l’espansione dell’olio di palma ha coperto l’81% del calo nella produzione di biodiesel da colza, piantagione tipica del territorio europeo. La colza resta comunque la materia prima più utilizzata nella produzione europea di biocarburanti con il 52% del totale, seguita dall’olio di palma (37%), la soia (6%) e l’olio di girasole (4%).

Spagna, Italia e Paesi Bassi restano i maggiori produttori di biodiesel a base di olio di palma e rappresentano l’82% del mercato comunitario nel 2018.

 

“I ministri nazionali devono fermare la follia di bruciare cibo in macchine e camion – ha commentato la responsabile per l’energia di T&E, Laura Buffet – Tutti gli oli vegetali hanno un legame di sostituzione con l’olio di palma e sono quindi indirettamente associati alla distruzione delle foreste pluviali. Esortiamo i Governi dell’Ue a ridurre l’uso di olio di palma e di tutti i biocarburanti a base d’olio vegetale a partire dal 2021″.

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