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Metà dell’olio di palma d’Europa finisce nei trasporti

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(Rinnovabili.it) – Lo hanno chiamato biodiesel gate, dopo che anche la Commissione europea ha dovuto ammettere che i biocarburanti di prima generazione inquinano fino a 3 volte più di benzina e gasolio. Ma intanto, l’utilizzo di olio di palma nei trasporti è cresciuto del 606% tra il 2010 e il 2014. Al punto che il 45% di tutto quello utilizzato in Europa è stato impiegato nel settore per un totale di 3,5 miliardi di litri, con una crescita del consumo totale di biodiesel del 34%. Un altro 20% è finito nella generazione di elettricità e riscaldamento.

I dati sono stati resi pubblici per la prima volta da Transport & Environment, (T&E) ONG con sede a Bruxelles che si occupa di monitorare la politica europea in tema di mobilità sostenibile. T&E ha svelato, per la prima volta, i dati raccolti da Fediol, l’associazione dell’industria europea dell’olio vegetale.

«Ora sappiamo il motivo per cui l’industria sta trattenendo questi numeri – denuncia Josh Dings, direttore esecutivo dell’ONG – Essi mostrano l’orrenda verità della politica europea sui biocarburanti: alimenta la deforestazione in America Latina, Africa e sud-est asiatico, accresce le emissioni dei trasporti, non fa nulla per aiutare gli agricoltori europei e non migliora la nostra sicurezza energetica. Come se il dieselgate non fosse già abbastanza grave, ora abbiamo un biodieselgate».

 

Metà dell'olio di palma d'Europa finisce nei trasporti 3Il biodiesel a base di olio vegetale vergine è il più popolare nel mercato europeo: il vecchio continente è il secondo più grande importatore del mondo. La richiesta di T&E è semplice: eliminare i biocarburanti di prima generazione dopo il 2020, e smettere di considerarli combustibili a zero emissioni: «Se non mettiamo fine agli incentivi per i biocarburanti nocivi, quelli migliori non avranno alcuna possibilità», ha detto Dings.

Entro il 2016 Bruxelles dovrebbe pubblicare una proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili. Essa conterrà un nuovo limite ai biocarburanti di prima generazione, che fino al 2020 è fissato al 7%. Inoltre, dovranno essere stilati nuovi criteri di sostenibilità per le bioenergie. Ad oggi, la Commissione europea considera questi biofuel come rinnovabili e carbon neutral, incentivando un mercato devastante per l’ambiente: chi investe in questo settore gode di sgravi fiscali e altri sussidi. Il che significa, dall’altro lato, che l’Europa raggiunge gli obiettivi di taglio delle emissioni soltanto sulla carta.

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