Associazioni di produttori spingono per normative Ue che sostengano la domanda di veicoli elettrici
(Rinnovabili.it) – L’Unione europea dovrebbe sostenere l’implementazione a livello comunitario di flotte di veicoli elettrici per il trasporto pubblico e privato, anche con accordi che vincolino i singoli Stati membri così come accaduto per la riduzione delle emissioni di CO2. Questa la tesi ribadita da Folker Franz, a capo delle relazioni governative Ue presso il consorzio svizzero-svedese ABB che riunisce alcuni tra i principali produttori di veicoli elettrici nonché alcune sigle ambientaliste, in un recente editoriale pubblicato sul sito Euractiv.
Una proposta già sintetizzata in un documento attualmente allo studio del Parlamento europeo, il Clean Vehicles Directive (CVD) con cui l’Ue chiederebbe alle autorità locali di commissionare buona parte delle proprie necessità in termini di mobilità ad aziende produttrici di mezzi alimentati ad energia elettrica.
Un approccio spiccatamente commerciale che ha nella competitività uno dei propri punti cardine: secondo Folker Franz, infatti, le iniziative dalle singole amministrazioni europee (come la decarbonizzazione delle flotte pubbliche varato da Francia e Polonia o l’istituzione di zone a basse emissioni in capitali quali Madrid, Lisbona e Bruxelles) non possono causare quell’accelerazione necessaria a portare il vecchio continente ai livelli di diffusione dell’elettrico dei Paesi leader di settore, primo fra tutti la Cina dove circolano circa 400 mila bus elettrici (di cui 16 mila nella sola Shenzhen) a fronte dei 1.600 sul territorio europeo.
Una leadership fatta, però, anche di accordi commerciali e d’interventi statali: in Cina il passaggio all’elettrico è stato fortemente promosso dal Governo centrale (dotato di un potere che il Parlamento europeo ad oggi non possiede), anche a completamento di accordi sullo sfruttamento di materie prime strategiche per la produzione di batterie che porterà il gigante asiatico a coprire il 60% del mercato entro il 2020 a fronte di un 3% garantito dalla produzione Ue.
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Anche per queste ragioni, le attenzioni dei legislatori europei in termini di mobilità sostenibile sembrano essere orientate alla lotta alle emissioni piuttosto che all’organica promozione della mobilità elettrica. Una scelta giustificata anche dal fatto che a contribuire alle emissione di CO2 sono in larga parte i veicoli commerciali e non quelli privati o di trasporto pubblico, settore che ancora oggi stenta a offrire alternative valide per efficienza e costi ai carburanti tradizionali, diesel su tutti. Non a caso, per l’inizio del 2019 la Commissione europea dovrebbe portare a termine i lavori per la stesura di un regolamento che regoli la circolazione di mezzi pesanti nell’Unione con l’obiettivo di abbattere le emissioni di CO2 del 15% entro il 2025 e del 30% entro il 2030.