(Rinnovabili.it) – Nessun obiettivo europeo per i biofuel dopo il 2020. L’annuncio è arrivato la scorsa settimana da Marie C. Donnelly, Direttore per le energie rinnovabili nella Commissione europea. In occasione di un evento presso l’Europarlamento, il funzionario UE ha spiegato che il tanto contestato target non comparirà nella nuova direttiva se non come indicazione generale, senza alcun riferimento a quote nazionali. “Quello che non ci sarà nel testo è l’obiettivo per il settore dei trasporti […] la continuazione del ‘sotto-obiettivo’ per il comparto è qualcosa che non è stato accettato e non verrà perseguito nella nostra proposta alla fine di quest’anno”, ha affermato Donnelly dal palco francese.
L’attuale normativa UE, adottata nel 2008, richiede che ogni Stato membro dell’UE impieghi “almeno il 10% di fonti rinnovabili nel settore dei trasporti entro il 2020”, comprendendo sia biocarburanti che elettricità “verde”. Per i biofuel è stato scelto lo scorso anno di imporre un tetto del 7% nel caso (il più probabile visto lo stato dell’arte del settore) provengano da colture alimentari o siano in competizione con le stesse per l’uso del suolo.
Una misura cautelativa (visto le crescenti polemiche) ma che già sulla carta si è dimostrata perdente. Come ha spiegato solo qualche giorno fa uno studio della Transport & Environment se si considera tutta la filiera produttiva dei biocarburanti di prima generazione, dal campo all’automobile, le emissioni risulterebbero maggiori di quelle dei carburanti fossili. Anche fino a tre volte.
Ma la scelta della Commissione europea di eliminare il riferimento dalla revisione della direttiva sulle energie rinnovabili (che dovrebbe presentare alla fine del 2016) sembrerebbe più che altro una scelta di comodo per mettere a tacere eventuali critiche. Gli ambientalisti temono che tolto dalle righe principali della direttiva rinnovabili, ritorni sotto forma di obbligo di incorporazione nei carburanti per autotrazione e aviazione come suggerisce un recente documento di consultazione di Bruxelles. “Il sottile cambiamento è quello di dire cosa fare ai fornitori di carburante piuttosto che agli Stati membri che cosa fare”, spiega Jos Dings, direttore esecutivo di Transport & Environment.
I produttori europei di biofuel però sono già sul piede di guerra, convinti che la mancanza di certezza normativa costituisca un solido blocco ai futuri investimenti, a discapito soprattutto dei biocarburanti di prossima generazione. “Noi non investiremo in nessuna tecnologia avanzata a meno di non essere sicuri che il regolamento rimarrà almeno per un periodo di cinque-dieci anni”, ha commentato a EuroActiv Jörg Jacob, CEO della società German Biofuels. “Non c’è nessuna reale alternativa oggi per i biocarburanti di prima generazione che stiamo producendo. Ci sarà in futuro, tra dieci o quindici anni, se i presupposti potranno essere raggiunti”. Un modo come un altro per ricordare che al settore le imposizioni e le discussioni ambientali non piacciono affatto.