Un rapporto di Transport & Environment spiega come aggirare l’Imo, l’organizzazione Onu che regola il settore marittimo e che pecca di ambizione climatica. Anche se rappresentano solo il 40% delle emissioni globali delle navi, nei loro porti passa l’84% del traffico navale mondiale
Le emissioni navali cresceranno del 50% nei prossimi tre decenni senza interventi
(Rinnovabili.it) – Quello delle navi è uno dei settori globali dove sono stati fatti meno progressi nella riduzione delle emissioni. Anche a causa delle resistenze che molti paesi oppongono alle riunioni dell’Organizzazione marittima mondiale (Imo), l’ente Onu che coordina le politiche dello shipping. Ma l’Imo è uno scoglio che si può aggirare: Cina, Europa e Stati Uniti potrebbero decarbonizzare il settore senza dover passare per forza dall’organismo delle Nazioni Unite. Abbattendo le emissioni navali anche dell’84%.
Lo sostiene l’ultimo rapporto di Transport & Environment, con cui l’ong prova a indicare la rotta per accelerare il taglio dei gas serra in un settore che pesa per il 3% del bilancio emissivo globale. Anche se Pechino, Washington e Bruxelles rappresentano “solo” il 40% delle emissioni navali, la maggior parte del traffico marittimo si appoggia a porti sulle loro coste.
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“Gli sforzi per la decarbonizzazione del trasporto marittimo all’IMO sono stati finora miseri. La necessità di ottenere un consenso a livello globale non ci ha portato da nessuna parte. Ma c’è un modo molto più semplice per farlo”, spiega Jacob Armstrong, responsabile per la navigazione sostenibile di T&E. “Poiché la stragrande maggioranza delle navi passa per l’Europa, la Cina e gli Stati Uniti, queste economie leader possono regolare unilateralmente le emissioni senza affidarsi all’inefficace IMO”.
In pratica, se questi tre soggetti coordinassero delle misure per tagliare le emissioni navali, come il ricorso a mercati del carbonio, tasse sulle emissioni, obiettivi di efficienza energetica o altre, riuscirebbero a creare “un regime regolatorio globale de facto”, spiega il rapporto.
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“I paesi con capacità amministrativa – cioè il Nord globale e i paesi come la Cina che hanno già sviluppato un sistema ETS – devono imporre alle navi che fanno scalo nei loro porti di comunicare le proprie emissioni”, prosegue T&E. Sono questi i paesi meglio piazzati per monitorare le emissioni navali in modo puntuale. “Come dice l’adagio, “ciò che si monitora, si gestisce”. Le normative nazionali sul monitoraggio dell’inquinamento saranno la base della decarbonizzazione del trasporto marittimo globale”, conclude il rapporto.