All’ultima riunione dell’Imo, Bruxelles ha votato contro la risoluzione di isole Marshall e isole Salomone che chiedeva entro il 2050 un trasporto marittimo decarbonizzato
Sulle emissioni delle navi, l’Onu rimanda al 2023
(Rinnovabili.it) – Nessuna fretta di aggiornare la strategia per tagliare le emissioni delle navi. L’ultima riunione dell’Imo, l’organismo internazionale che si occupa degli affari marittimi sotto mandato Onu, ha deciso di rimandare tutto.
Anche se lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, un mese fa aveva parlato molto chiaramente: “Siamo onesti”, diceva ai vertici di Imo e Icao (organizzazione omologa per il traffico aereo civile) durante un vertice a Pechino il 19 ottobre, “gli impegni attuali non sono allineati con l’obiettivo di 1,5 gradi. In effetti, sono più allineati con un riscaldamento di oltre 3 gradi”.
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L’avvertimento è caduto nel vuoto. Ieri l’incontro del Marine Environment Protection Committee (Mepc) dell’Imo ha scelto di non toccare la sua strategia attuale, che prevede semplicemente di dimezzare le emissioni delle navi rispetto ai livelli del 2008 entro il 2050, laddove l’obiettivo coerente con l’accordo di Parigi sarebbe di diventare clima neutrali per quella data.
Non solo. Il rinvio non è all’anno prossimo, ma a quello ancora dopo. Nel 2022, i paesi membri dell’Imo potranno presentare, su base volontaria, delle proposte di modifica della strategia sulle emissioni delle navi. Ma le proposte potranno essere adottate soltanto nell’incontro del 2023.
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In realtà, già in quest’ultima riunione sul tavolo dell’Imo sono finite delle proposte per accelerare il passo. Le isole Marshall e le isole Salomone – entrambe a rischio per l’aumento del livello dei mari – chiedevano l’impegno per decarbonizzare il trasporto marittimo entro il 2050. Solo 8 paesi hanno votato sì a questa risoluzione: Canada, Giappone, Nuova Zelanda, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti, Vanuatu e Islanda.
I no alla risoluzione, benché con supporto all’obiettivo generale di zero emissioni per metà secolo, sono stati 31 e tra questi spicca quello dell’Unione Europea. Alcuni paesi, come Francia e Germania, hanno posto il loro no anche se appena due settimane fa, durante la COP26 di Glasgow, si erano impegnate proprio per questo obiettivo. (lm)