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Cold Ironing ed il ruolo dei porti nella riduzione delle emissioni marittime

Cold Ironing

di Laura Luigia Martini e Annamaria La Civita

(Rinnovabili.it) – Il Cold Ironing, come strumento chiave nella strategia di sostenibilità nei porti, è un tema a lungo dibattuto a livello internazionale.

Il trasporto marittimo rappresenta infatti uno dei settori più inquinanti, con emissioni di gas serra per oltre un miliardo di tonnellate di CO2, pari circa al 3% delle emissioni globali. Con la crescita del traffico navale internazionale e in assenza di rapide misure di mitigazione, queste emissioni sono destinate ad aumentare significativamente portando la percentuale al di sopra del 15% entro il 2050.

Il problema si pone in particolar modo per le navi attraccate in porto. Durante la sosta in banchina i motori a propulsione vengono spenti, ma per garantire l’erogazione dei servizi a bordo vengono utilizzati motori diesel ausiliari, che comportano un elevato consumo di combustibile ed emissione di gas di scarico. Basti pensare che le emissioni di CO2 generate da una nave da crociera in sosta per 10 ore equivalgono alla quantità di emissioni di 25 automobili in un anno. Da vari studi sulle emissioni relative alle attività portuali, emerge che le navi in sosta e in manovra siano di gran lunga le più inquinanti, con un Carbon Footprint talvolta pari all’80% del totale delle emissioni in porto.

È quindi chiaro come questo tema assuma un ruolo rilevante sulla costa mediterranea, caratterizzata da porti inseriti in contesti urbani densamente popolati, e strettamente connessi all’entroterra, come nel caso di Genova e La Spezia. Considerato che il 90% dei porti europei si trova in aree urbane e che gli inquinanti possono arrivare anche a centinaia di chilometri dalla costa, l’impatto si estende all’entroterra, arrecando enormi disagi ai cittadini, a livello di rumore, inquinamento dell’aria e traffico, legato soprattutto ai mezzi pesanti. Tali situazioni creano serie criticità di accettazione da parte della comunità. La sostenibilità delle aree portuali deve pertanto diventare una priorità per le autorità portuali ed amministrazioni locali.

In risposta a questa crescente esigenza di mitigare le emissioni inquinanti delle navi in porto e di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, il Cold Ironing si pone come una delle soluzioni disponibili e un’opportunità fondamentale. Mutuata del gergo anglosassone, l’espressione Cold Ironing si riferisce al processo che consente ad una nave attraccata in porto di spegnere i motori e connettersi ad una fonte di energia elettrica in banchina.

Questa soluzione garantisce continuità nell’erogazione dei servizi a bordo, con abbattimento di emissioni inquinanti, o addirittura azzeramento qualora il sistema sia totalmente alimentato da fonti rinnovabili. In aggiunta alle ridotte emissioni inquinanti, gli effetti benefici del Cold Ironing includono: la riduzione dell’inquinamento acustico, il miglioramento del comfort a bordo durante la sosta in porto, il migliorato posizionamento dell’armatore agli occhi del cliente tramite un prodotto croceristico “green”.

Ma in cosa consiste il Cold Ironing da un punto di vista tecnico ed operativo? Si tratta di un sistema complesso che include l’infrastruttura elettrica nei porti, l’infrastruttura elettrica a bordo nave e soluzioni per garantire il trasferimento di potenza in sicurezza e senza interruzioni. Sebbene possa sembrare banale, i lavori di adeguamento delle banchine diventano complessi proprio per la morfologia e la collocazione dei porti al centro di aree intensamente abitate. Si aggiunge poi la difficoltà di dare energia ad una nave da crociera che equivale ad una piccola città, considerato che fra passeggeri ed equipaggio si arriva anche a 7000 persone a bordo. Considerati anche gli aspetti economici e finanziari, l’elettrificazione delle banchine risulta più efficace ed efficiente per alcune tipologie di navi (ad esempio: Ro-Ro e traghetti, navi cargo, navi container, navi da crociera) caratterizzate da una frequente e prolungata permanenza in porto e da elevati livelli di inquinanti quando attraccate.

Sebbene il tema dell’elettrificazione delle banchine non sia nuovo e la tecnologia sia relativamente matura ad oggi sono limitati i casi di porti attrezzati con infrastrutture di Cold Ironing e di imbarcazioni predisposte all’alimentazione elettrica. A livello internazionale, i casi di successo si registrano principalmente nell’Europa del Nord (ad esempio: Gothenburg in Svezia, Rotterdam nei Paesi Bassi) e in America (ad esempio: Los Angeles e Vancouver).

Viene quindi naturale chiedersi perché il Cold Ironing abbia faticato a decollare. Il rallentato sviluppo soprattutto a livello italiano è giustificato da una serie di barriere, fra cui la mancanza di un quadro regolatorio chiaro e definito, l’elevato investimento associato, la scarsa sensibilità al tema e la mancanza di un approccio coordinato fra gli attori coinvolti. Ne emerge una situazione quasi paradossale. Da un lato, la mancata spinta delle autorità portuali a realizzare le infrastrutture viene giustificata dalla mancata domanda del servizio da parte degli armatori. Dall’altro, la mancanza di infrastruttura a terra rappresenta un disincentivo per gli armatori ad investire per adeguare le imbarcazioni.

È quindi chiaro che solo un approccio coordinato sia dal lato dell’offerta che della domanda del servizio potrà garantirne un’ampia diffusione e la sostenibilità anche da un punto di vista finanziario. E proprio nell’ultimo anno è stato dato impulso al processo di cambiamento in questa direzione. Nell’ambito del Green Deal Europeo si assiste ad un’accelerazione del processo di decarbonizzazione marittima e all’adozione di una serie di misure da parte del Parlamento Europeo. È proprio in questo contesto in forte fermento che il tema dell’elettrificazione dei porti sta prendendo una direzione più concreta, anche grazie a specifici finanziamenti tramite il Next Generation EU che potranno consentire di superare alcune delle barriere all’adozione.

Per dare un ulteriore impulso al processo implementativo su larga scala sarà comunque fondamentale un approccio sistemico che richiede, da un lato, un forte coordinamento fra gli stakeholders (i.e Autorità portuali, operatori ed armatori, concessionari di aree e servizi) e, dall’altro, un adeguamento del quadro normativo di riferimento per creare un contesto adeguato ed omogeneo e superare le barriere che ne hanno rallentato la diffusione fino ad oggi.

In questo quadro in rapida evoluzione, si rinnova l’impegno di Fincantieri nel processo di decarbonizzazione del settore marittimo. Il Gruppo ha infatti avviato una serie di iniziative, per porre le basi di un’autentica transizione green e digitale, che potrà avere uno straordinario riverbero sull’economia blu italiana e non solo. Da un lato, sta partendo un programma innovativo di realizzazione e gestione di infrastrutture portuali per l’implementazione del Cold Ironing, prima in Italia e poi in altri Paesi Europei per creare una rete europea di Cold Ironing. Dall’altro, il Gruppo Fincantieri è impegnato in un progetto per lo sviluppo di un’imbarcazione pilota all’avanguardia che include la predisposizione all’alimentazione elettrica, fra le sue caratteristiche innovative, oltre a mettere a disposizione il proprio patrimonio di competenze in un approccio coordinato in partnership con altri primari stakeholders, contribuendo ad accelerare il processo di decarbonizzazione ed elettrificazione dei porti.

Gli obiettivi di sostenibilità ambientale sono sfidanti e il percorso è ancora lungo. Grazie ad un approccio sistemico, il processo di cambiamento è finalmente avviato: il Cold Ironing sarà fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità nei porti e darà un nuovo impulso all’industria marittima, rafforzandone la competitività ed il ruolo strategico per il commercio internazionale e lo sviluppo industriale del Paese, in un’ottica di miglioramento continuo della performance ambientale.

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