Il rapporto di Transport & Environment mappa potenziale e volumi attesi di carburanti verdi per le navi in UE
La decarbonizzazione del trasporto marittimo non scalda il cuore degli investitori in Europa. E mette a rischio il 60% dei progetti per convertire ai combustibili elettrici le flotte UE. C’è il potenziale, molti tasselli della filiera stanno andando nella direzione giusta, ma manca la chiave di volta: il denaro. Un collo di bottiglia che rischia di rallentare la diffusione dei carburanti verdi per le navi e far mancare l’obiettivo UE del 2% di e-fuel verdi entro il 2034 fissato dal regolamento FuelEU Maritime, parte del pacchetto legislativo ‘Fit for 55’.
“I progetti sull’idrogeno stanno spuntando in tutta Europa. Hanno il potenziale per alimentare settori difficili da decarbonizzare come il trasporto marittimo e fornire migliaia di buoni posti di lavoro. Ma al momento non ci sono abbastanza certezze e rischiamo di perdere questa occasione d’oro”, avverte Inesa Ulichina di Transport & Environment (T&E).
I carburanti verdi per le navi restano nel limbo
L’ong paneuropea che monitora la decarbonizzazione nel settore dei trasporti ha mappato i progetti basati in Europa che potrebbero fornire idrogeno per carburanti alternativi per le navi. Quelli che già guardano allo shipping sono 17 (soprattutto puntando su ammoniaca verde), ma ci sono anche altre 44 iniziative che potrebbero fornire il vettore energetico per produrre carburante verde per le navi.
Il loro potenziale è elevato. La prima tranche di 17 progetti, da sola, potrebbe fornire abbastanza e-fuel marittimi (1,06 milioni di tonnellate di petrolio equivalente, Mtoe) da soddisfare il 3,74% della domanda totale di energia del settore navale entro il 2030. Il doppio del target UE, con 4 anni d’anticipo. “Tuttavia, la maggior parte dei progetti deve ancora ricevere finanziamenti e non è operativo un solo progetto dedicato al trasporto marittimo”, sintetizza T&E. Praticamente nessuna iniziativa è arrivata alla fase della decisione finale d’investimento. Quelli già avviati, in totale, produrranno al massimo 0,07 Mtoe.
Il problema, secondo T&E, è che sia l’industria dello shipping sia chi investe nei progetti sull’idrogeno sta aspettando che l’altro faccia la prima mossa. La prima vuole vedere una crescita dell’offerta prima di siglare contratti, i secondi vogliono conferme sui volumi della domanda prima di aprire il portafogli.
“È il problema dell’uovo e della gallina”, sottolinea Ulichina. “L’UE dovrebbe garantire una maggiore offerta e domanda di carburanti elettrici attraverso la regolamentazione, che fornirà ai produttori di carburante e alle compagnie di navigazione certezza sugli investimenti”, aggiunge.