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La demolizione delle navi mette a rischio inquinamento le coste ghanesi

In Ghana la crescita degli ultimi dei porti di Tema e Takoradi è accompagnata da una serie di pratiche dannose, come la demolizione delle navi all’interno dei porti, che generano alti livelli di inquinamento. Le ONG chiedono al governo di intervenire.

demolizione delle navi
By Stéphane M Grueso – Shipwreck-23, a screencap from documentary Shipwreck by Stéphane M. Grueso and Javier Gómez Serrano, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16109269

La demolizione delle navi e l’inquinamento delle coste ghanesi

(Rinnovabili.it) – La recente crescita economica in Ghana ha portato a un importante sviluppo delle infrastrutture dei porti di Tema e Takoradi, a partire dai quali il Paese ambisce a divenire il principale hub marittimo dell’Africa occidentale. Il percorso sta però generando una serie di contraddizioni, dovute soprattutto a pratiche non regolamentate come quella della demolizione delle navi fuori uso. L’attività sta generando elevati livelli di inquinamento con relativi impatti sulla popolazione e sugli ecosistemi sui quali le ONG chiedono un intervento forte del governo.

“La demolizione delle navi sta causando inquinamento marino a Kpone e nelle città circostanti – ha spiegato Evans Ago Tetteh, professore dell’Università Marittima Regionale di Accra – A causa degli oli marini rilasciati in mare, lo stock ittico si sta esaurendo, rendendo i pescatori locali più poveri”.

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Il fenomeno della demolizione di navi all’interno dei porti, con tutte le conseguenze in termini di inquinamento che questo comporta, è aumentato notevolmente negli ultimi decenni, in concomitanza con lo sviluppo economico del Paese. Le norme ambientali, che pure esistono, sono ampiamente disattese: questo elemento, insieme al basso costo del lavoro, alle blande norme in termini di sicurezza sul lavoro e all’assenza di un quadro giuridico che normi l’avvio al riciclo delle navi che hanno concluso il proprio ciclo di vita, ha determinato l’aumento del numero di navi che ogni anno vengono scaricate sulle coste ghanesi. Alcune di queste vengono direttamente dall’Europa, come la nave da carico refrigerata greca NAFTILOS, appartenente alla società Fairport Shipping Ltd, data al momento per inattiva da tutte le banche marittime. 

Un quadro normativo poco vincolante

Il fenomeno è incentivato dal fatto che l’Autorità Marittima e quella Portuale, una volta assegnati i permessi di demolizione delle navi, non si curano di seguire le operazioni per garantire che non generino inquinamento. Il quadro normativo nazionale è poco vincolante: né il Ghana Shipping Act del 2003 (Act 645), nè il Ghana Maritime Pollution Act (Act 932), nè l’Environmental Protection Act del 1994 (Act 490) né, infine, la legge del 2016 sulla Gestione dei Rifiuti Pericolosi (Act 917), assegnano regole specifiche. 

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Per rispondere agli elevati livelli di inquinamento che si stanno generando e che stanno già avendo conseguenze sulla popolazione e sugli ecosistemi marini e costieri, le ONG chiedono un intervento del governo, per regolamentare le attività di riciclaggio e adeguarle agli standard europei, anche alla luce della crescita del settore siderurgico e della crescente domanda di rottami d’acciaio.