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Servono 700 milioni (e gli incentivi giusti) per la mobilità sostenibile su rotaia in Italia

Mobilità sostenibile su rotaia: l’Italia malconcia secondo Pendolaria 2024
Foto di Claudio Mezzasalma su Unsplash

Le ricette per la mobilità sostenibile su rotaia di Pendolaria 2024

(Rinnovabili.it) – Aumenta il numero di chi sceglie il treno per spostarsi, ma calano gli investimenti per ammodernare le flotte ed elettrificare le linee. Per mettere l’Italia sul giusto binario verso gli obiettivi al 2030, servirebbero invece 500 milioni di euro l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale con acquisto di nuovi treni e revamping di quelli esistenti (in tutto almeno 650 treni), e altri 200 milioni per migliorare il servizio Intercity. In alternativa, mettere 1 miliardo in più nel Fondo Nazionale Trasporti. Manca poi un impegno serio per potenziare il trasporto merci su rotaia, oggi fermo al 5,1% del totale. E una spinta sugli incentivi, magari prendendo spunto dall’abbonamento unico itrodotto in Germania o dalla carta elettronica unica dell’Alto Adige che prevede sconti progressivi in base alla frequenza di utilizzo dei mezzi pubblici. Sono le ricette per la mobilità sostenibile su rotaia di Pendolaria 2024, pubblicato oggi da Legambiente.

Due buone notizie per la mobilità sostenibile su rotaia in Italia

Tra le buone notizie contenute nel rapporto spicca l’incremento della mobilità sostenibile su rotaia. Anche se nel 2022, rispetto ai volumi del 2019, prima della pandemia, l’Italia segna ancora un tondo -25%. La tendenza però è positiva: nel 2023, sempre rispetto a prima del Covid, il traffico sui Frecciarossa è cresciuto del 7%, quello sugli Intercity del 10% e il trasporto regionale ha compiuto un balzo del 18%.

Positivi anche i progressi sul fronte dell’elettrificazione delle linee. Gli interventi in cantiere e in programma da qui al 2026 interessano complessivamente oltre 1.700 km di rete. Porteranno la quota di tratte elettrificate dal 70,2% del 2022 a oltre il 78%. Consolidando il vantaggio dell’Italia sul resto d’Europa: in Spagna la quota è ferma al 63%, in Germania al 60%.

Molte cattive notizie per i treni italiani, la fotografia di Pendolaria 2024

Nonostante questi acuti, restano problemi strutturali importanti e un disinteresse della politica preoccupante. “Per la prima volta dal 2017, la legge di Bilancio non prevede fondi né per il trasporto rapido di massa, il cui fondo è stato definanziato, né per la ciclabilità e la mobilità dolce, né per il rifinanziamento del fondo destinato alla copertura del caro materiali per i progetti finanziati o in via di realizzazione e neanche per il fondo di progettazione, con gravi conseguenze sui lavori in corso e futuri”, segnala il rapporto di Legambiente.

C’è poi il ritardo cronico delle ferrovie del Meridione. Le corse dei regionali e l’età media dei treni al Sud sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia. Convogli con età media di 18,1 anni, anche se in calo rispetto ai 19,2 anni del 2020 e dei 18,5 del 2021, è ancora molto più elevata dei 14,6 anni del Nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni.

E mentre lo sviluppo della mobilità sostenibile su rotaia al Sud resta al palo, il dibattito si sta concentrando quasi esclusivamente sul Ponte sullo Stretto. Nel frattempo, la rimodulazione del PNRR operata dal governo Meloni nel 2023 ha tagliato risorse e progetti dedicati alla mobilità sostenibile su rotaia. Bloccati dalla burocrazia i 620 milioni per velocizzare il corridoio Roma-Pescara, saltato per mancanza di materie prime l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, mentre la Palermo-Catania non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026.

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