Rinnovabili • Mobilità sostenibile: un mix di soluzioni per cambiare paradigma

Sempre più condivisa, il futuro della mobilità sostenibile

In Europa, le auto domestiche generano più del 60% delle emissioni totali dei trasporti. Per cambiare rotta bisogna puntare sul giusto mix di soluzioni per decarbonizzare i viaggi su strada. Uno sguardo alle attività di Eni Sustainable Mobility

Mobilità sostenibile: un mix di soluzioni per cambiare paradigma
crediti: Eni

(Rinnovabili.it) – Il sistema dei trasporti è uno dei pilastri delle nostre società. Connette persone e culture, città e continenti. Fa girare l’economia. Crea lavoro e permette l’accesso a servizi pubblici essenziali. Ma è una delle principali fonti di emissioni di CO2. Solo dai contesti urbani proviene il 70% delle emissioni di gas serra globali. E nelle maggiori città, circa 1/3 delle emissioni sono generate proprio dai trasporti. Se aerei, navi e trasporto pesante hanno il loro ruolo, il maggior responsabile dell’inquinamento in questo settore sono le auto. In Europa, nel 2019, i normali veicoli domestici producevano ben il 60,6% delle emissioni da trasporto. Basta questa cornice per comprendere quanto sia necessario lo sviluppo e la diffusione della mobilità sostenibile, soprattutto in ambito urbano, nell’ottica della decarbonizzazione.

Come ci sposteremo nel futuro?

Non deve quindi sorprendere che il settore trasporti sia uno degli ambiti in cui in questi anni hanno iniziato a essere introdotte numerose soluzioni per passare a un paradigma basato sulla mobilità sostenibile, a tutti i livelli. Anche rivoluzionando il modo in cui siamo abituati a spostarci.

Basta pensare al concetto di Mobility as a Service (MaaS), un’alternativa efficiente alla proprietà personale del mezzo di trasporto che, attraverso un canale digitale congiunto, consente agli utenti di pianificare, prenotare e pagare diversi servizi di trasporto, sia pubblico che privato. La digitalizzazione permette di integrare nuove funzioni dei veicoli con l’ambiente circostante e con le altre auto, fino ad arrivare ai veicoli a guida autonoma, riservando alla tecnologia un ruolo centrale nella rivoluzione della mobilità in corso. E ancora: il boom di soluzioni per la micromobilità (come il car sharing elettrico Enjoy) e i cambiamenti delle nostre città per dare spazio e incentivare la mobilità dolce, anche attraverso misure come la Città 30 (centri urbani dove il limite dei 30 km/h vale per quasi tutte le strade) e la Città dei 15 minuti.

Oggi, tra le tante soluzioni possibili, quelle più avanzate e già adesso in grado di contribuire alla decarbonizzazione sono la diffusione sempre più capillare dei veicoli elettrici (in Europa nel 2022 sono stati venduti 1,56 mln di unità, +29% sul 2021, secondo le rilevazioni di Jato Dynamics), la crescita della mobilità condivisa, e l’espansione dei biocarburanti.

Le soluzioni di mobilità sostenibile di Eni

È su questi temi che si concentra l’attività di Eni Sustainable Mobility, la società, controllata al 100% da Eni, dedicata alla mobilità sostenibile. La via da seguire è un mix di soluzioni, bilanciato e capace di soddisfare esigenze diverse, che possa accompagnare in modo armonico il passaggio verso un nuovo modello di mobilità. La nuova società lanciata il 1° gennaio di quest’anno, infatti, integra la bioraffinazione, il biometano e la vendita di prodotti, servizi e soluzioni per la mobilità.

Un mondo che è in mostra al FuoriSalone 2023 dal 17 al 26 aprile all’Orto Botanico di Brera grazie all’installazione Walk the Talk – Energia in movimento. Progettata da Italo Rota e CRA – Carlo Ratti Associati, conduce i visitatori in un’esperienza immersiva per scoprire le nuove soluzioni per muoversi in modo più sostenibile, dal car sharing ai biocarburanti, dalla mobilità elettrica alla rete delle stazioni di servizio. Adulti e bambini potranno sperimentare un differente punto di vista sul futuro della mobilità grazie all’esperienza di gioco offerta da Walk the Talk – Energia in movimento. E uno speciale allestimento notturno coinvolgerà i visitatori anche dopo il tramonto.

Il car sharing è anche elettrico

Tra le soluzioni per la mobilità sostenibile proposte da Eni, un ruolo centrale è riservato al car sharing. Il servizio dedicato Enjoy spegne quest’anno le sue prime 10 candeline e può vantare numeri importanti: 5 città coperte (Firenze, Milano, Roma, Torino e Bologna), oltre 1 milione di clienti, più di 30 milioni di noleggi effettuati dal 2013 ad oggi e una flotta complessiva di 3.000 veicoli. Una flotta in cui, nell’ultimo anno, la compagnia di San Donato Milanese ha iniziato a introdurre anche veicoli elettrici.

Lo sta facendo con le nuove citycar elettriche, mantenendo il modello del car sharing free floating (cioè a flusso libero). Cosa significa? Chi prenota l’Enjoy può avviare e terminare il noleggio in qualsiasi luogo all’interno dell’area coperta, senza punti predefiniti per il prelievo o la riconsegna. E senza preoccupazioni per il rifornimento, di cui si occupa la compagnia. Anche qui compare una novità. La flotta elettrica di Enjoy si appoggia anche al servizio di battery swapping attivo in alcune Eni Live Station. Il battery swapping consiste nella sostituzione del pacco batterie con uno carico, che consente al veicolo di tornare su strada in pochi minuti, il tutto gestito direttamente dal fleet team Enjoy, una preoccupazione in meno per l’utilizzatore finale.

30mila punti di ricarica entro il 2026

La trasformazione continua della mobilità sostenibile targata Eni coinvolge anche le Eni Live Station. Che si stanno evolvendo in una sorta di “mobility point”, aggregatori di servizi per la mobilità di domani. Sono strutturate per fornire una gamma di vettori energetici alternativi. Come l’idrogeno. Lo scorso giugno in località San Giuliano, a Mestre (Venezia), è stata inaugurata la prima stazione Eni a idrogeno per la mobilità su strada. È la prima in Italia in ambito urbano e aperta al pubblico due punti di erogazione.

Ma il fulcro è dedicato agli EV. Nelle aree Eni sono disponibili una rete di colonnine HPC (High Power Charger). Rete che è in progressivo ampliamento sia in Italia che in Europa. La compagnia prevede di installare colonnine HPC in 1.000 stazioni di servizio in Italia e 500 della rete estera (Germania, Austria, Svizzera, Francia e Spagna) entro il 2025. Il servizio è curato da Plenitude (insieme a Be Charge), società Benefit di Eni che dispone di una rete capillare di oltre 15.000 punti di ricarica sul territorio nazionale ed europeo, con l’obiettivo di espandere la rete a oltre 30.000 punti di ricarica entro il 2026.

Un pieno di HVO

Nel ventaglio di soluzioni di Eni non mancano quelle per i settori cosiddetti hard to abate, cioè con caratteristiche tali che rendono più complessa la decarbonizzazione. È qui che entrano in scena i biocarburanti. Mezzi pesanti, aviazione e trasporto navale: in questi ambiti, almeno per ora, i biofuel sono l’unica soluzione disponibile.

Nel settore, Eni è presente con il biocarburante HVOlution, cioè un olio vegetale idrogenato (Hydrgenated Vegetable Oil o HVO) che viene ricavato da residui vegetali e olii generati da colture che non sono in competizione con la filiera alimentare, tutti considerati rinnovabili ai sensi della REDII, presso le bioraffinerie di Venezia e Gela. Gli impianti ora hanno una capacità di oltre 1 mln t/anno che aumenterà a 3 mln nel 2025 e supererà i 5 mln a fine decennio.

Per garantire la sostenibilità del feedstock, l’azienda sta tessendo una rete di agri-hub (soprattutto nei paesi africani) stringendo accordi per espandere attività agricole in terreni marginali, non idonei alla produzione alimentare e con scarso bisogno di acqua. Dal Kenya, ad esempio, nel novembre 2022 è arrivato alla bioraffineria di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto nell’agri-hub di Makueni.

Come viene impiegato l’HVO? La prima destinazione consiste nelle stazioni di servizio HVOlution, dove di recente è diventato disponibile il primo diesel prodotto con il 100% di materie prime rinnovabili. Al comparto aereo è invece dedicato Eni Biojet, il biofuel 100% biogenico che può essere impiegato in miscela al 50% con il carburante tradizionale. Sul fronte del trasporto navale, risale a quest’anno un accordo tra Eni Sustainable Mobility e Saipem per utilizzare biocarburanti sui mezzi navali di perforazione e costruzione della compagnia, soprattutto per le operazioni nell’area del Mediterraneo.

In collaborazione con Eni