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I nuovi target della mobilità elettrica cinese fanno pressing sul mercato

La Repubblica popolare annuncia: dal 2019 entrerà in vigore una quota d'obbligo del 10% per le vendite di auto elettriche. La percentuale salirà al 12% nel 2020

mobilità elettrica cinese

 

 

La mobilità elettrica cinese spaventa l’Europa?

(Rinnovabili.it) – L’Europa ha la tecnologia, la Cina il mercato. Quando si parla di mobilità elettrica la divisione delle “competenze” fra due dei tre maggiori interlocutori mondiali, è abbastanza netta: il Vecchio Continente ha dalla sua un know how ancora unico (come dimostra anche il numero di brevetti registrati dal comparto); il gigante asiatico invece domina le vendite con bene 225.000 unità immatricolate solo nei primi tre mesi del 2016 e trend di crescita a doppio segno positivo.

 

Per rimanere in testa alla corsa, Pechino ha finalizzato nuovi obiettivi per le case automobilistiche. Il Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione ha lanciato ieri l’atteso progetto di cap and trade per il settore della mobilità, che impone di raggiungere precisi crediti per quelli che chiama new energy vehicle, ossia veicoli a basse o zero emissioni. Tutti i costruttori con vendite nel Paese superiori alle 30.000 vetture l’anno, saranno obbligati a immettere nel mercato una quota di almeno il 10% dei cosiddetti veicoli a nuova energia, entro il 2019. Nel 2020, la quota passerà al 12% delle vendite annuali. I produttori che non avranno raggiunto i crediti necessari potranno comprarli o pagare pesanti multe.

 

Gli obiettivi, annunciati dal Ministero riflettono attentamente i piani per la mobilità elettrica cinese presentati in precedenza dal Governo, ma ritardano l’entrata in vigore del meccanismo di cap-and-trade di un anno per dare tempo all’industria di adattarsi.

 

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“Le regole potrebbero comportare la produzione di oltre un milione di EV ogni anno in Cina entro il 2020, ovvero circa il 4 per cento delle vendite”, spiega Simon Mui, esperto del Consiglio di difesa delle risorse naturali statunitensi.

 

Per il gruppo Transport & Environment (T&E) l’annuncio cinese rappresenta una svolta nel processo di decarbonizzazione dei trasporti ma anche un campanello d’allarme per l’Unione Europea, oggi ancora impelagata nello scaldalo del dieselgate. “Se l’Europa vuole mantenere un settore automobilistico forte e competitivo – spiega Julia Hildermeie di T&E – dobbiamo assicurarci che gli investimenti e la produzione di auto plug-in avvengano qui e non solo in Asia. Ecco perché è essenziale un obiettivo europeo per i veicoli a emissioni zero”.

Le attese, nel Vecchio Continente, sono tutte per il mese di novembre quando la Commissione Europea dovrebbe presentare le nuove norme UE sulle emissioni di CO2 per le automobili.