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In bici ai tempi del coronavirus, quasi 200 km di piste ciclabili nate quest’anno

Il nuovo rapporto ‘Covid Lanes’ di Legambiente. Milano guida la classifica grazie a 35 chilometri, seguita da Genova con 30 km. Ma per la due ruote a pedali c’è stato in generale una vera e propria esplosione nell’uso: a maggio con un incremento dell’81%, e a settembre e ottobre con un aumento del 73%. Tanto che le bici acquistate sono state del 60% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso

Foto di Linus Schütz da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – In bicicletta ai tempi del coronavirus. Sarà la risposta al lockdown, unita alla voglia di uscire, tanto che quest’anno sono nati 200 chilometri di piste ciclabili leggere in più in Italia. Con Milano che guida la classifica grazie a 35 nuovi chilometri, seguita da Genova con 30 km. Ma per la due ruote a pedali c’è stato in generale una vera e propria esplosione nell’uso: a maggio con un incremento dell’81%, e a settembre e ottobre con un aumento del 73%. Tanto che le bici acquistate a maggio sono state del 60% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche grazie – in questo caso – all’incentivo dell’eco-bonus. Questi alcuni dei dati principali che emergono dal nuovo rapporto ‘Covid Lanes’ di Legambiente.

Fare piste ciclabili, tra l’altro, è diventato molto semplice. Bastano pochi interventi, e si può già cominciare a pedalare. Sono le cosiddette ciclabili pop-up, realizzate dopo il lockdown in ogni parte del mondo, quando sono stati annunciati stando alle stime della European Cyclists Federation (ECF), oltre 2.300 km di nuovi tratti, e realizzati più di 1.000 km con oltre un 1 miliardo di euro di investimenti in tutta Europa. Ora nel rapporto si prendono in esame le città italiane, che hanno fatto la loro parte ma che possono fare di più. Servirebbe – viene spiegato – “un passo avanti, così come richiesto anche dai Piani urbani di mobilità sostenibile che prevedono 2.626 km di nuove piste ciclabili, da sommare ai 2.341 km già esistenti in 22 città italiane”. Per Legambiente è infatti necessario “raddoppiare i chilometri ciclabili entro il 2025. Al Governo chiediamo di inserire queste infrastrutture urbane nel Recovery plan, e investire un miliardo di euro in cinque anni”.

In base alla sua rete di contatori di biciclette in tutto il mondo (colonnine dotate di sensori in grado di identificare il passaggio delle bici) il sistema Eco-Counter ha realizzato uno studio che mette a confronto l’uso della bicicletta nel 2020 con l’anno precedente, rilevando nel mese di settembre 2020 un aumento del 27,5% in Italia, del 25,3% in Portogallo, del 24,5% in Francia e del 20% nel Regno Unito e in Germania rispetto a settembre del 2019. Nel mese di ottobre 2020, in quasi tutti i Paesi presi in esame dal sistema Eco-Counter, il numero di biciclette era superiore a quello dello stesso periodo dell’anno precedente e la crescita più significativa è stata registrata in Italia (più 48,4%).

Inoltre, l’analisi relativa all’Italia nel corso del 2020 mostra picchi significativi dell’uso delle biciclette nei periodi di maggio (più 81%) e settembre-ottobre (più 73%). In concreto tra gli interventi realizzati nelle strade delle città italiane per esempio c’è Arezzo con un incremento dei percorsi ciclabili di circa 3,5 km e il centro della città interdetto al transito delle auto; c’è Bari dove, per favorire i piccoli spostamenti cittadini (il 65% del totale), dopo il lockdown è nata la ciclabile light in corso Vittorio Emanuele di 2,5 km senza cordoli; a Bologna, il biciplan prevede 15 nuovi km di ciclabile; a Cagliari l’incremento di 11 km; a Firenze invece da maggio si sono incrementate di 9,6 km i percorsi ciclabili cittadini. E altri esempi ne abbiamo a Napoli, a Perugia, e a Roma (che nella classifica della scorsa estate di European Cyclist Federation risulta prima tra le città europee per progetti di percorsi ciclabili annunciati) con 150 km previsti dal Piano straordinario ma che però ne ha messi a segno complessivamente 15,71.

Secondo il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini “l’obiettivo è di ripensare lo spazio urbano per portare qualità e ridurre i rischi di incidentalità adottando soluzioni infrastrutturali per ridurre la velocità e lo spazio stradale dedicato alle automobili”.