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Mobilità condivisa in Italia: 5 mln di iscritti alla sharing mobility

Con 363 servizi attivi in Italia e 33 milioni di spostamenti registrati, la mobilità condivisa conquista una fetta sempre più grande del mercato italiano

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Milano continua ad essere la regina della mobilità condivisa in Italia

(Rinnovabili.it) – Continua a crescere la mobilità condivisa in Italia. Secondo i dati presentati oggi dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility, l’uso condiviso di auto, moto e bici convince ogni anno sempre più italiani ampliando progressivamente numero di mezzi e chilometri macinati: oggi si contano 7961 auto, 2240 scooter in sharing e circa 36.000 bici per ben 33 milioni di spostamenti compiuti nel 2018.

E l’offerta si fa sempre più verde, grazie all’aumento dei mezzi elettrici (oggi al 43% della flotta totale) mentre i veicoli sono mediamente sempre più leggeri e meno ingombranti. Spiega Raimondo Orsini, coordinatore dell’Osservatorio “I dati incoraggianti che oggi abbiamo presentato confermano che la rivoluzione silenziosa della sharing mobility è in atto e l’Italia è in linea con i migliori trend mondiali”. La distribuzione, tuttavia, non è ancora omogenea.

 

Attualmente esistono ben 363 sevizi di mobilità condivisa attivi in 271 comuni, per un totale di 5,2 milioni di iscritti, vale a dire un milione in più rispetto al 2017. Milano presenta l’offerta migliore per mezzi a disposizione per abitante e numero di noleggi, seguita da Torino. Benino Roma che può contare su un’ampia flotta di car sharing in modalità free floating, ossia senza punti fissi di consegna e prelievo) ma che non offre alcun servizio di bici condivisa. Nel 2018 diversi passi avanti sono stati compiuti da Bologna, con l’inaugurazione di due servizi di carsharing e uno di bikesharing a flusso libero. Al sud si fanno notare invece Cagliari e Palermo, ma i margini di miglioramento rimangono consistenti. “Ora dobbiamo lavorare tutti insieme per portare molte altre città italiane ai livelli di Milano”, ha aggiunto Orsini.

 

I nuovi trend della mobilità condivisa 2019

Ogni servizio di mobilità condivisa ha caratteristiche uniche e differenti impatti impatti sul comportamento degli utenti, sugli spostamenti, sull’ambiente e lo sviluppo urbano. Alcuni di questi impatti comprendono una maggiore accessibilità ai trasporti, una riduzione del tempo di guida e del possesso dei veicoli. Accanto agli strumenti “classici” dello sharing se ne stanno affiancando altri dalle potenzialità ancora poco esplorate in Italia. È il caso, ad esempio, del nuovo settore del carsharing P2P o peer-to-peer: in questo caso sono i privati a mettere a disposizione di altri soggetti (amici, colleghi o uno specifico gruppo social) la propria automobile. Il comparto conta in Italia appena 17 mila iscritti e 1.600 auto, ma – superata la paura di condividere risorse personali – potrebbe offrire grande vantaggi, a partire da una maggiore convenienza rispetto agli altri servizi di sharing.

 

A livello nazionale sta lentamente crescendo anche il numero di città con servizi digitali di pianificazione degli spostamenti con il Trasporto pubblico locale e di gestione delle piattaforme di mobilità condivisa. Tra i sistemi attivi c’è anche Nugo, lanciata dal Gruppo FS Italiane: la piattaforma permette di acquistare in un’unica soluzione tutti i biglietti dei vettori di trasporto scelti per il viaggio integrando le diverse modalità, dal treno all’aereo, dal bus alla metro, dal traghetto al veicolo in sharing.

Il nuovo decreto sulla micromobilità dovrebbe invece aiutare a spingere l’uso di monopattini elettrici, hoverboard, segway e monowheel. Dando via alle prime sperimentazioni comunali (leggi anche Micromobilità urbana condivisa: le chiavi per una rivoluzione sostenibile).