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Mercato del carbonio anche per il trasporto su strada? Misura inutile

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(Rinnovabili.it) – Il mercato del carbonio europeo non è un buono strumento per ridurre le emissioni di camion e auto. Non sarebbe in grado di apportare alcun beneficio ambientale ma aumenterebbe i prezzi dei carburanti gravando sulle tasche dei cittadini. Così, un nuovo studio boccia la proposta della Commissione europea di estendere il sistema europeo di scambio emissioni (ETS) anche al trasporto su strada.

L’idea era stata ventilata da Ursula von der Leyen nel pacchetto di misure dell’European Green Deal, ma fin da subito aveva fatto storcere il naso a ONG e ambientalisti. Oggi torna sulla questione Transport and Environment (T&E) rendendo noti i risultati di un rapporto di Cambridge Econometrics (testo in inglese)

Attualmente il settore energetico e l’industria pesante UE devono acquistare crediti di carbonio all’interno del sistema ETS per compensare le proprie emissioni di gas serra. L’esecutivo sta però ragionando sulla possibilità di chiedere anche alle compagnie petrolifere di parteciparvi, acquistando quote di CO2 per il gasolio e la benzina venduti agli automobilisti. Una misura allettante sul fronte economico, ma ben poco efficiente ai fini della decarbonizzazione europea. Secondo il report, infatti, aprire il mercato del carbonio al trasporto su strada non garantirebbe alcuna riduzione della CO2 al 2030 e tagli minimi al 2050.

Dove si trova la falla? Nello stesso meccanismo dell’ETS. Includendo i carburanti, si avrebbe come primo risultato un aumento dei prezzi alla pompa, di cui soffrirebbero soprattutto le famiglie meno abbienti. Inoltre, creando nuova domanda di quote di CO2, aumenterebbe il prezzo dei crediti di carbonio per le altre industrie.

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“Mettere auto e camion nell’attuale mercato europeo del carbonio non funzionerà per l’ambiente, le persone o l’economia”, commenta Carlos Calvo Ambel di T&E. “Non risparmierà alcuna emissione ma aumenterà i prezzi per l’industria e le famiglie a basso reddito che non possono semplicemente uscire e acquistare immediatamente un’auto più pulita. Le norme UE sulla CO2 dei veicoli e tasse più ecologiche a livello nazionale è ciò di cui abbiamo bisogno per decarbonizzare il trasporto su strada”.

Uno dei maggiori problemi della proposta risiede nell’uso che si fa di questo sistema. Attraverso la sua capitalizzazione e dinamiche commerciali, l’ETS oggi regola in maniera quasi esclusiva le riduzioni emissive in tutti i settori che copre. In teoria ciò riduce lo spazio e la necessità di altre politiche climatiche. Nella pratica questo significherebbe sgravare l’industria automobilistica di buona parte dell’impegno, dando un buon motivo per tardare altre misure di riduzione o la data per un possibile abbandono dei veicoli diesel e a benzina.

“Rendere i combustibili fossili più costosi sarà importante a lungo termine se vogliamo consegnare gli ultimi veicoli inquinanti rimasti al cantiere di demolizione”, aggiunge Ambel. Ma per essere equi e graduali il modo più semplice “è attraverso tasse nazionali sul carburante o schemi di tariffazione del carbonio come quello recentemente introdotto dalla Germania. A quel punto, i mercati dei veicoli elettrici offriranno alternative convenienti all’inquinamento del trasporto su strada”.

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