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Legambiente: vergognosa la situazione dei treni italiani

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(Rinnovabili.it)  – Solo migliorando il trasporto pubblico si potrà ottenere un buon risultato in termini di riduzione dell’inquinamento rilasciato dal settore. Sembra essere la conclusione del rapporto che Legambiente ha redatto prendendo in considerazione le condizioni della rete ferroviaria italiana. Se da un lato ci sentiamo quotidianamente spinti a scegliere mezzi di trasporto pubblici per evitare di contribuire al rilascio di emissioni nocive dall’altro il comparto mobilità non è spesso in grado di soddisfare le necessità della popolazione ed eccoci davanti al dilemma: prendere l’auto e inquinare o scegliere il treno e sperare di arrivare a destinazione?

Per dare un contributo in termini di chiarezza l’associazione ambientalista ha tracciato i confini delle 10 linee ferroviarie italiane ritenute assolutamente insufficienti invitando Governo e Regioni, alla luce dei dati raccolti, a fare di più per garantire servizi migliori.

 

Riduzioni delle corse, lentezza, disservizi e sovraffollamento contraddistinguono negativamente le 10 linee pendolari prese in esame dal documento di Legambiente realizzato nell’ambito della campagna PEndolaria dedicata alla mobilità green e ai diritti dei viaggiatori. “Per quei tre milioni di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare la situazione diventa ogni giorno più difficile – dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Eppure di quella che è una vera e propria emergenza nazionale, la politica non sembra intenzionata a occuparsi. Negli ultimi anni il servizio in larga parte delle Regioni è andato peggiorando per la riduzione delle risorse e l’incertezza sul futuro, per cui i treni sono sempre più affollati, spesso in ritardo e con le solite vecchie carrozze. Per chi si muove in treno ogni giorno la situazione è spesso disperata, con le situazioni peggiori che si vivono in Campania, Veneto, Piemonte, Lazio.

 

Con un calo del 25% rispetto al 2009, i finanziamenti dello Stato al trasporto pubblico risultano assolutamente insufficienti a garantire anche gli standard minimi di vivibilità.

“Fra il 2011 e il 2013 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 21% in Abruzzo e Liguria, al 19% in Campania. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 ad oggi e’ stato in Piemonte con + 47%, mente e’ stato del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcune miglioramento” si legge nel comunicato stampa.

La classifica delle linee peggiori mette in fila le tratte “della vergogna”, partendo dalla Circumvesuviana che in 2 anni ha ridotto del 40% le corse nonostante l’aumento degli utenti. Stessa situazione per la Roma-Nettuno: 52 km di tratta che per 20 km si snoda su un unico binario, situazione che porta a ritardi cronici e alla soppressione di numerose corse. A Torino la situazione non migliora dove sono state tagliate 13 linee ferroviarie pendolari così come sulla Padova-Belluno-Calalzo dove le cancellazioni a sorpresa creano non pochi disagi sommati a quelli che derivano dalla cancellazione di ben 8 treni “interregionali” giornalieri su un’altra linea di grande frequentazione, la Venezia-Milano.

 

Sulla linea Arquata Scrivia-Genova Brignole che collega Genova con il Piemonte, fino ad Arquata Scrivia (AL), 46 chilometri su 63 sono a binario unico così come sulla Mantova-Cremona-Milano dove su 151 km ben 91 sono a semplice binario e vi sono decine di passaggi a livello.

Andando in Sicilia le condizioni non migliorano: la Siracusa-Ragusa-Gela è una linea non elettrificata e a binario unico, dove la media di velocità è di 55 km/h, e collega tre Province.

Stessa sorte per la Campobasso-Isernia-Roma dove la chiusura delle biglietterie di Isernia e Campobasso costringe molti pendolari a scegliere l’auto per spostarsi.

Soppressioni e ritardi anche per la Bologna-Porretta Terme e per la Potenza-Salerno che con il nuovo orario perderanno altre corse.

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