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La ricetta del car-sharing

Una ricerca condotta da Elliot Martin e Susan Shaheen rispettivamente Postdoctoral Research Engineer e Co-Director presso UC Berkeley Transportation Sustainability Research Center

La diffusione del carsharing ha come conseguenza la diminuzione del numero delle vetture di proprietà e il miglioramento della qualità ambientale dei veicoli in circolazione. Queste in sintesi le conclusioni cui giunge una ricerca condotta da Elliot Martin e Susan Shaheen rispettivamente Postdoctoral Research Engineer e Co-Director presso UC Berkeley Transportation Sustainability Research Center.
I risultati dello studio scritto a due mani sono stati ripresi e illustrati più recentemente nell’articolo “The Impact of Carsharing on Household Vehicle Ownership”, comparso in un numero della rivista Acces, edita dall’University of California Transportation Center.
Intervistando un campione di oltre 6000 famiglie residenti negli Stati Uniti e in Canada gli autori hanno potuto rilevare che una volta aderito ad un sistema di carsharing la quantità di nuclei familiari in possesso di un’automobile privata è scesa da 2.968 a 1507 unità, in termini percentuali una riduzione del 50%. Da una media di 0,47 autovetture per singola famiglia si è passati alla cifra di 0,24, una differenza statisticamente significativa. Nel complesso si calcola che ogni veicolo di carsharing può togliere dalla circolazione dalle 9 alle 13 automobili.
Sul piano metodoligico va sottolineato che l’indagine è stata effettuata considerando il livello familiare e non individuale perché il
carsharing può incidere sulla mobilità di più componenti anche se ad abbonarsi ad un network di auto condivisa è un solo membro.
Inoltre, il carsharing, quando adottato, ha un impatto sulle famiglie inducendo a non acquistare una nuova vettura. Questo vale soprattutto per quei nuclei già privi di auto privata in quanto il servizio di carsharing rappresenta un’opportunità per eliminare alcuni costi relativi alla proprietà al tempo stesso consentendo di accedere ad un mezzo, dal quale si diventa meno dipendente, per  gli spostamenti personali.

D’altro canto, chi è in possesso di una autovettura mostra propensione a rinunciarvi perché il carsharing è in grado di rispondere al bisogno connesso alla mobilità non direttamente collegata all’attività lavorativa. Per ciò che concerne l’aspetto ambientale l’analisi dei dati raccolti dai ricercatori evidenzia una maggiore efficienza energetica della flotta dei veicoli utilizzati per il carsharing. Per lo più i gestori tendono a mettere a disposizione automobili ibride favorendo la dismissione di vetture più vecchie da parte dell’utente.
Grazie al concorso del carsharing le dinamiche del trasporto  e della mobilità urbana cominciano a modificarsi in modo indicativo. Secondo Elliot Martin e Susan Shaheen in futuro il suo livello di penetrazione potrebbe estendersi soprattutto nei centri a più bassa densità di popolazione e nei sobborghi. In proposito, merita di essere considerata con più attenzione l’introduzione del peer-to-peer carsharing, una nuova ed emergente modalità di condivisione, part-time e a pagamento, dell’auto privata con altri guidatori.