(Rinnovabili) – Nel 2012 gli armatori europei hanno inviato oltre 360 navi cariche di sostanze tossiche sulle spiagge dell’Asia Meridionale, affinché venissero demolite e rottamate. Un numero preoccupante denunciato in questi giorni dall’organizzazione non governativa Shipbreaking Platform, coalizione di associazione che a livello internazionale si occupano di ambiente, diritti umani e di quanti lavorano nel settore del riciclaggio delle imbarcazioni.
Il dato rappresenta addirittura un incremento del 75% rispetto al 2011, anno in cui “solo” 210 navi erano state spedite per la demolizione in India, Bangladesh e Pakistan. Tra i primi dieci esportatori europei di navi da rottamare del 2012 troviamo gli armatori greci, al primo posto con 167 navi scaricate sulle spiagge del sud dell’Asia: una cifra che rappresenta quasi la metà di tutte le navi inviate da armatori europei nel 2012. Al secondo posto, gli armatori tedeschi (48 imbarcazioni), seguiti dagli armatori inglesi (30), norvegesi (23), ciprioti (13), bulgari (8), danesi (6) e olandesi (5).
“Nonostante la possibilità di un appropriato smaltimento in Europa o in altri paesi sviluppati, la maggior parte delle compagnie di navigazione europee continuano a trarre profitto facendo demolire le imbarcazioni sulle spiagge dell’Asia Meridionale a prezzi stracciati e in condizioni di assoluta pericolosità”, spiega Patrizia Heidegger, direttore esecutivo di Shipbreaking Platform. “L’UE dovrebbe adottare meccanismi che impediscano agli armatori europei di esportare e demolire navi tossiche nei paesi in via di sviluppo, imponendone il riciclaggio secondo le norme previste nei Ventisette”.
Il problema è attualmente nelle mani dell’Europarlamento che grazie al relatore Carl Schlyter sta definendo una proposta normativa da applicare al comparto navale comunitario affinché le navi europee non cambino bandiera per abbassare i costi di smantellamento. Tra le possibili misure che verranno presentate da Schlyter a Strasburgo c’è anche la proposta di istituire un fondo ad hoc per le strutture di riciclo; il fondo comporterà un’eco-tassa per tutte le navi che attraccheranno nei porti europei che verrà restituita qualora la nave fosse smantellata correttamente nella lista di strutture certificate presenti a livello globale. La Commissione europea non era riuscita a introdurre tale meccanismo finanziario nella sua proposta di regolamento sul riciclaggio delle navi pubblicata nel marzo 2012, ma ora Shipbreaking Platform sta lavorando con il parlamento UE per poter rintrodurre questa misura nel provvedimento. Schlyter auspica che la commissione per l’ambiente (ENVI) adotti questa proposta tramite votazione nel mese di febbraio.