Il 70% degli operatori del settore è insorto contro il decreto del 23 gennaio 2011. L’associazione interverrà ad adiuvandum per sostenere le ragioni dei ricorrenti
(Rinnovabili.it) – I criteri di sostenibilità contenuti nel Decreto del 23 gennaio 2012 non sono stati accolti con entusiasmo dal settore delle bioenergie. Alcuni operatori del comparto hanno, infatti, presentato ricorso contro le modalità di introduzione di tali standard, lamentando misure onerose e particolarmente complicate dal punto di vista procedurale. A fianco dei ricorrenti ci sarà anche Aper che oggi denuncia le criticità del provvedimento tramite una nota stampa. A preoccupare al punto da temere una vera e propria “estinzione” dei bioliquidi sono le scadenze “impossibili da rispettare” a causa dei ritardi nella pubblicazione degli strumenti normativi e del mancato coinvolgimento degli operatori.
L’associazione sottolinea inoltre come “la capacità di questi impianti di valorizzare l’energia termica, non solo non viene così premiata, ma – come si evince da una recente circolare dell’Agenzia delle Dogane – viene addirittura sottoposta ad accisa, con il paradosso che gli impianti che adottano un procedimento virtuoso di recupero del calore vengono ben più penalizzati di quelli che lo dissipano”.
Il quadro si fa sicuramente più serio per il comparto se si considera la decurtazione dell’incentivo (-22% indistintamente per tutte le fonti). “Condizioni queste che hanno messo in ginocchio le aziende del settore che rischiano adesso di non rialzarsi più. Si parla di azzerare una potenza elettrica di circa 600 MW installati, oltre 100 impianti su tutto il territorio nazionale, con un’occupazione che, includendo l’indotto, ha raggiunto negli ultimi anni le 5.000 unità e che ha avuto un’ottima ricaduta sul settore manifatturiero italiano”. L’Aper si appella dunque ai ministeri competenti perché venga avviato un tavolo tecnico dove trattare le criticità evidenziate e salvaguardare i benefici che questi impianti portano al sistema.