Il ministro dell’Ambiente Jayanthi Natarajan rinfiamma la querelle: “il passo fatto dall'Unione Europea è unilaterale"
(Rinnovabili.it) – Non accenna a smorzare i toni, la polemica innescatasi in merito all’inserimento dell’aviazione nel sistema europeo di scambio emissioni. La legge, fortemente voluta da Bruxelles, obbliga dal 1° gennaio tutte le compagnie aeree che utilizzano gli aeroporti europei a sottostare all’ETS comunitario; o, in altre parole, a pagare per il loro inquinamento – al pari di quello che già fanno all’interno dell’Unione i vettori dei Ventisette – pena, multe di 100 euro per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa e non “quotata”.
Il provvedimento ha suscitato, fin dalle prime battute, la forte opposizione di sette grandi compagnie aeree, tra cui Airbus, British Airways e Virgin Atlantic, che hanno avviato un’azione di formale opposizione contro l’ETS europeo. A fare pressione su Bruxelles sono però soprattutto Stati Uniti, Cina e India, fortemente indispettiti dalla misura comunitaria. E se la Repubblica Popolare ha formalmente vietato alle compagnie nazionali di pagare per le famose quote di CO2, non sembra essere da meno il Governo Singh. Il ministro dell’ambiente indiano, Jayanthi Natarajan, ha fatto sapere infatti che il Paese si unirà alla dichiarazione di Mosca sull’Ets. “L’India considera il passo fatto dall’Unione europea come una misura unilaterale che viola la Convenzione di Chicago“, ha dichiarato il ministro ai giornalisti esplicitando l’intenzione che anche le proprie compagnie boicottino la norma UE. “Per il Ministero dell’Ambiente e per me è una garanzia di insuccesso, perché semplicemente non si può portare questo meccanismo nel discorso del cambiamento climatico e mascherare le misure commerciali unilaterali nel quadro del climate change”.