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Il destino dei biocarburanti europei

(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha mantenuto la sua promessa e ha presentato oggi una modifica alla normativa vigente sui biocarburanti. Gli aggiornamenti scientifici di questi ultimi tempi, che sconfessavano le precedenti valutazioni sull’impatto ambientale dei biocombustibili, avevano creato un certo clamore convincendo l’esecutivo a rivedere le proprie direttive. Il mondo della ricerca ha, infatti, provato come non tutti i carburanti “bio” fossero uguali per impatto in termini di gas a effetto serra derivante dalla destinazione dei terreni a livello mondiale.

 

Quando si parla di “effetti indiretti del cambiamento di uso del suolo” (indicati con l’acronimo ILUC) alcuni tipi di biofuel, come quelli ottenuti da rifiuti e da scarti forestali, risultano largamente migliori, in termini di impatto sul clima, rispetto a quelli di prima generazione ovvero ottenuti da colture come ad esempio gli oli vegetali, lo zucchero e l’amido, dal momento che non comportano uno spostamento della produzione verso terreni non agricoli (boschi, foreste…), le naturali banche del carbonio.


“Se vogliamo che ci aiutino a contrastare i cambiamenti climatici – ha dichiarato Connie Hedegaard, Commissaria per l’Azione per il clima i biocarburanti che usiamo devono essere autenticamente sostenibili. Dobbiamo quindi investire in biocarburanti che determinino un’effettiva riduzione delle emissioni e non facciano concorrenza alla produzione alimentare. Non escludiamo ovviamente i biocarburanti di prima generazione, ma inviamo un segnale chiaro: in futuro l’aumento nell’impiego dei biocarburanti deve basarsi su biocarburanti avanzati, perché qualsiasi alternativa risulterà insostenibile.”

 

LE 5 PROPOSTE DI BRUXELLES La Commissione ha deciso di proporre una normativa che rafforzi gli incentivi per i biofuel “migliori”, limitando la conversione dei terreni alla produzione di biocarburanti; l’attuale proposta prevede di:

 

 

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