(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha mantenuto la sua promessa e ha presentato oggi una modifica alla normativa vigente sui biocarburanti. Gli aggiornamenti scientifici di questi ultimi tempi, che sconfessavano le precedenti valutazioni sull’impatto ambientale dei biocombustibili, avevano creato un certo clamore convincendo l’esecutivo a rivedere le proprie direttive. Il mondo della ricerca ha, infatti, provato come non tutti i carburanti “bio” fossero uguali per impatto in termini di gas a effetto serra derivante dalla destinazione dei terreni a livello mondiale.
Quando si parla di “effetti indiretti del cambiamento di uso del suolo” (indicati con l’acronimo ILUC) alcuni tipi di biofuel, come quelli ottenuti da rifiuti e da scarti forestali, risultano largamente migliori, in termini di impatto sul clima, rispetto a quelli di prima generazione ovvero ottenuti da colture come ad esempio gli oli vegetali, lo zucchero e l’amido, dal momento che non comportano uno spostamento della produzione verso terreni non agricoli (boschi, foreste…), le naturali banche del carbonio.
“Se vogliamo che ci aiutino a contrastare i cambiamenti climatici – ha dichiarato Connie Hedegaard, Commissaria per l’Azione per il clima – i biocarburanti che usiamo devono essere autenticamente sostenibili. Dobbiamo quindi investire in biocarburanti che determinino un’effettiva riduzione delle emissioni e non facciano concorrenza alla produzione alimentare. Non escludiamo ovviamente i biocarburanti di prima generazione, ma inviamo un segnale chiaro: in futuro l’aumento nell’impiego dei biocarburanti deve basarsi su biocarburanti avanzati, perché qualsiasi alternativa risulterà insostenibile.”
LE 5 PROPOSTE DI BRUXELLES La Commissione ha deciso di proporre una normativa che rafforzi gli incentivi per i biofuel “migliori”, limitando la conversione dei terreni alla produzione di biocarburanti; l’attuale proposta prevede di:
- aumentare al 60% la soglia minima di riduzione dei gas a effetto serra per i nuovi impianti al fine di migliorare l’efficienza dei processi di produzione dei biocarburanti e scoraggiare ulteriori investimenti in impianti che danno scarsi risultati nella riduzione delle emissioni;
- includere i fattori del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni nelle dichiarazioni dei fornitori di carburanti e degli Stati membri sulle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra dei biocarburanti e bioliquidi;
- limitare al livello di consumo attuale, ossia al 5% fino al 2020, la quantità di biocarburanti e bioliquidi derivati da colture alimentari che possono essere contabilizzati ai fini dell’obiettivo UE del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti entro il 2020, mantenendo gli obiettivi generali di energia rinnovabile e di riduzione dell’intensità di CO2;
- offrire incentivi di mercato per i biocarburanti che non hanno impatto, o hanno un impatto basso, in termini di emissioni derivanti dal cambiamento indiretto della destinazione dei terreni, in particolare per i biocarburanti di seconda e terza generazione derivati da materie prime che non implicano una domanda supplementare di terreni, come ad esempio le alghe, la paglia e vari tipi di rifiuti, perché contribuiranno di più all’obiettivo del 10% di energia rinnovabile nei trasporti fissato dalla direttiva sulle energie rinnovabili.