Nella sua ultima campagna pubblicitaria, l'azienda irlandese low-cost si dipinge come la compagnia aerea con il più basso numero di emissioni. Ma la CO2 è calcolata pro capite e non tiene conto dell'alta densità dei posti sui voli Ryanair.
Dichiarata fuorviante dall’autorità britannica per la pubblicità, la campagna di Ryanair sembra un puro caso di greenwashing.
(Rinnovabili.it) – La pubblicità di Ryanair che dipinge la compagnia aerea come un’azienda “a basse emissioni di CO2” è stata considerata fuorviante dall’Advertising Standards Authority britannica, che ne ha ordinato l’immediato ritiro. Quello della compagnia irlandese, dunque, sarebbe un puro caso di greenwashing, volto a mitigare gli effetti del cosiddetto flight shaming che sta colpendo in tutto il mondo il settore del trasporto aereo.
Secondo l’autorità britannica, lo scorso settembre Ryanair ha diffuso degli annunci pubblicitari fuorvianti e “scarsamente comprovati” dichiarando di essere “la compagnia aerea con le tariffe e le emissioni più basse in Europa”. Peccato che la stessa Ryanair sia stata nominata l’anno scorso tra i primi 10 produttori di emissioni di carbonio in un rapporto dell’UE.
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Secondo l’amministratore delegato Michael O’Leary, però, quello dell’azienda è tutt’altro che un caso di greenwashing, ma “una campagna pubblicitaria ambientale che comunica un messaggio estremamente importante per i nostri clienti“. Ryanair, infatti, punta non tanto sui suoi carburanti, ma su “l’unica cosa davvero importante”, almeno secondo il loro punto di vista: ciò che il consumatore può fare per dimezzare la propria impronta di carbonio, vale a dire pagare di più per le cosiddette compensazioni. Per le compagnie aeree, dunque, bisogna convincere i consumatori a prendere provvedimenti per mitigare gli impatti ambientali, anche se il traffico aereo aumenta.
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Ma non solo, perché il messaggio di Ryanair (che ha trasportato 152 milioni di passeggeri nel 2019 e sta puntando ad un target di 200 milioni entro la metà del decennio) ha fatto perno anche su un altro stratagemma. Infatti, si è basato sulle emissioni di anidride carbonica per passeggero e per chilometro. Ed essendo una compagnia low-cost molto usata, e dunque con una grande quantità di voli, il numero delle emissioni pro capite e diviso per chilometraggio si riduce rispetto ad altre compagnie aeree. La pubblicità, dunque, non esplicitava la maggiore densità di posti di Ryanair. In termini assoluti, però, rimangono le 9,9 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.
Transport & Environment ha dichiarato al Guardian che la decisione dell’autorità britannica di riconoscere la pubblicità di Ryanair come un caso di greenwashing offre “un promemoria sul fatto che l’impatto sul clima del settore aereo sta aumentando a causa di una ‘vacanza fiscale’ decennale e l’assenza di una chiara regolamentazione“.
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