Rispunta l’idea di applicare pedaggi urbani nelle grandi città francesi
(Rinnovabili.it) – La Francia è pronta a mettere in campo nuove misure nel settore dei trasporti per combattere l’inquinamento atmosferico. Attraverso due differenti progetti governativi il Paese sta oggi studiando come incentivare la riduzione del traffico urbano e facilitare la mobilità dolce nazionale. Le misure in questione sono contenute nel nuovo progetto di legge sulla mobilità e nel “Plan Vèlo”, articolato programma per raddoppiare la percentuale media di spostamenti urbani sulle due ruote (Leggi anche Francia, rimborsi obbligatori a chi va al lavoro in bicicletta).
Quali sono le principali novità? A rispondere è lo stesso ministro dei trasporti, Elisabeth Borne, che in questi giorni ha fatto chiarezza su entrambi i progetti.
La nuova normativa rispolvera un vecchio regolamento francese per la regolamentazione del traffico. Parliamo del sistema di pedaggi urbani per i veicoli, il cui primo quadro normativo risale a quasi un decennio fa. I limiti allora introdotti erano così restrittivi che nessuna città li usò mai. Oggi la Francia ci riprova, con l’idea però di concedere alle amministrazioni comunali la possibilità di stabilire i limiti dei contributi. “I pedaggi urbani faranno parte della nuova legge sulla mobilità, che fornirà strumenti per le autorità locali per rispondere alle sfide della mobilità sul loro territorio”, ha spiegato Borne rivelando come il progetto di legge sia attualmente in mano al Consiglio di Stato, con l’obiettivo di approdare al parlamento francese il mese prossimo. Il ministro non ha fornito ulteriori dettagli, ma secondo una bozza del provvedimento, pubblicata dalla Contexte, le città con più di 100.000 abitanti potrebbero chiedere agli automobilisti fino a 2,5 euro per l’ingresso in una zona soggetta a restrizioni e quelle con oltre 500.000 persone fino a 5 euro per le auto e 20 euro per i camion.
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Piste ciclabili, targhe e programmi educativi sono invece al cuore del Plan Vèlo. Il progetto, presentato dal governo a settembre, dovrebbe essere votato dal Parlamento entro la fine del 2019, con l’obiettivo di renderlo effettivo a partire dal 2020. Una volta in vigore il Piano dovrebbe creare una banca dati nazionale delle due ruote dolci, dove i ciclisti dovranno registrare il proprio mezzo. I proprietari saranno dotati di una sorta di targa, un marchio “leggibile, indelebile, permanente e a prova di manomissione” apposto sul telaio, che potrà essere verificato attraverso lettori ottici, con il dichiarato obiettivo di contrastare i furti di bicicletta. Il piano promette anche migliaia di nuovi parcheggi custoditi nelle stazioni ferroviarie, la creazione di reti più ampie di piste ciclabili e un programma per insegnare a stare in sella ai bambini delle scuole elementari.