(Rinnovabili.it) – Il modo in cui sono strutturati gli attuali schemi di certificazione per i biofuel sta ostacolando l’accesso al mercato globale dei produttori piccoli dei paesi in via di sviluppo. Non ha dubbi la Fao che più volte ha affrontato la questione della sostenibilità dei biocarburanti e che con il suo nuovo rapporto indaga gli effetti dei sistemi di autenticazione – che sono oggi ancora facoltativi e in gran gestita da parte dei privati – sugli ingranaggi più piccoli del comparto agroindustriale. Secondo quanto riportato dalla relazione Biofuels and the Sustainability Challenge, tali certificazioni richiedono enormi quantità di dati e informazioni oltre a costi e capacità spesso fuori dalla portata della maggior parte dei piccoli agricoltori.
“Così come sono strutturati attualmente, questi piani tendono ad avvantaggiare operatori su larga scala e forniscono incentivi per aumentare la produzione e riuscire così ad assorbire i costi di certificazione”, si legge nel rapporto che non esclude tuttavia che questi sistemi possano presentare degli affetti positivi come una “maggiore efficienza, minori rischi e maggiore trasparenza e consapevolezza sui problemi che possono sorgere lungo la catena produttiva”.
Per facilitare l’accesso al mercato anche per i coltivatori nei Paesi in via di sviluppo e incrementare l’utilizzazione delle certificazioni, gli autori del rapporto suggeriscono che governi e organizzazioni internazionali istituiscono, nei paesi consumatori e in quelli produttori, meccanismi complementari. Per ridurre i costi ai piccoli produttori è possibile inoltre promuovere organismi d’ispezione locali, in generale più informati sulle caratteristiche presenti in loco. “L’impatto ambientale delle certificazioni sarà positivo se esse faciliteranno la programmazione e l’inventario forestale, il monitoraggio, la protezione della biodiversità e la conformità con le normative della silvicoltura”.