Secondo Transport&Environment, le nuove direttive comunitarie in materia di emissioni sarebbero facilmente aggirabili dalle case automobilistiche.
Anche SUV ibridi con scarsissima autonomia elettrica e inquinanti come veicoli a benzina o diesel potrebbero essere considerati nel comparto delle auto elettriche
(Rinnovabili.it) – I produttori europei di automobili potrebbero sfruttare alcuni cavilli presenti nella direttiva comunitaria di riduzione delle emissioni di CO2 per aumentare le vendite di “false” auto elettriche, denunciano gli esperti di Transport&Environment (T&E).
Secondo il gruppo di monitoraggio, la nuova normativa potrebbe permettere ai produttori di coprire metà della quota di veicoli a zero emissioni necessaria a raggiungere gli obiettivi di taglio nelle emissioni semplicemente commercializzando auto ibride plug-in che, in realtà, non hanno alcuna necessità di sfruttare la componente elettrica.
La direttiva in questione impone ai produttori automobilistici di ridurre le emissioni dei nuovi veicoli commercializzati del 15% entro il 2025 e del 37,5% entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel 2021. Tuttavia, se le case automobilistiche dovessero riuscire a vendere più EV (Electric Veichels) rispetto agli obiettivi di vendita volontari allora le quote di riduzione di CO2 scenderebbero a 10,8% nel 2025 e a 34,4% nel 2030. T&E segnala come rientrino sotto la categoria di queste EV anche veicoli come i SUV ibridi plug-in che possono sfruttare raramente la propulsione elettrica a causa della scarsa autonomia e che emettono livelli di CO2 pari a quelli di mezzi a benzina o diesel.
Secondo i calcoli di T&E, i produttori di automobili europei potrebbero ottenere lo sconto sul taglio di emissioni semplicemente vendendo 1,5 milioni di queste “false” EV ogni anno fino al 2025 per aumentare a quasi 4 milioni entro il 2030. Di qui il suggerimento per i legislatori europei di incentivare solo auto completamente elettriche o ibride con abbondante autonomia, sulla scorta di quanto proposto recentemente dal Ministro dei trasporti tedeschi secondo cui gli ibridi plug-in devono avere un’autonomia di almeno 80 km per essere considerati tali.
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La direttiva Ue, inoltre, prevede il rilascio ai produttori di doppi crediti green nel caso in cui nuove e-car vengano immatricolate in uno dei 14 Paesi in cui il mercato delle auto elettriche risulta ancora scarso o inesistente: gli esperti di T&E segnalano il rischio che i produttori possano sfruttare il sistema immatricolando le auto in una nazione per poi rivenderle su mercati più attivi. Un escamotage che permetterebbe alle case automobilistiche di raggiungere rapidamente gli obiettivi comunitari ma che risulterebbe in una minore immissione di veicoli a zero emissioni sul territorio Ue. In quest’ottica, T&E invita la Commissione a monitorare la situazione e i Governi a concedere incentivi solo alle auto realmente circolanti sul territorio e non semplicemente a quelle immatricolate.
Continua, infine, il braccio di ferro sui nuovi test per misurare le emissioni dei veicoli (WLTP): secondo il gruppo di monitoraggio, i produttori di automobili starebbero manipolando il WLTP in modo da ottenere dati sulle emissioni peggiori di quanto realmente siano fino al 2021, così da poter raggiungere gli obiettivi fissati per il 2025 più facilmente. Di qui, T&E lancia il monito ai Governi comunitari di non modellare i futuri regimi di tassazione delle automobili sui dati del WLTP, considerato inattendibile.
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