Il tetto ai biocarburanti di prima generazione resta al 7%. La Commissione Ambiente rinuncia a una normativa davvero ecosostenibile
(Rinnovabili.it) – La Commissione Ambiente dell’Europarlamento (ENVI) ha dato il primo via libera alle nuove norme per limitare al 7% la quota di biocarburanti di prima generazione, ricavati da colture alimentari come mais, colza e olio di palma. Il target più complessivo delle rinnovabili nel settore trasporti dell’Unione Europea è fissato al 10% entro il 2020. Se oltre la metà sarà garantito da biofuel di prima generazione, non è certo un passo avanti. Anzi, probabilmente si tratta di due passi indietro.
L’espansione di coltivazioni per la produzione di biocombustibili non solo sta accelerando i tassi deforestazione e alzando il costo della maggior parte dei generi alimentari, ma è anche accompagnata da una politica di concentrazione della terra nelle mani di pochi proprietari (con un effetto di esclusione dell’agricoltura su piccola scala) e solleva sempre maggiori dubbi sull’effettivo contributo ambientale (in termini di emissioni evitate). Ecco perché l’accordo di raggiunto in Commissione sembra a tutti gli effetti una sconfitta. Anche rispetto a quanto chiesto nei mesi precedenti dalla stessa ENVI, cioè un limite del 6%, un punto più basso del tetto che poi ha invece appoggiato a grande maggioranza oggi: 51 voti a favore, 12 contrari e un’astensione.
Con le nuove regole l’Unione europea non solo pone un trascurabile freno ai biocarburanti “tradizionali”, ma allo stesso tempo non preme nemmeno l’acceleratore su quelli di seconda generazione, prodotti ad esempio da alghe e rifiuti. Per questi ultimi non sono previsti target vincolanti, ma solo un obiettivo indicativo dello 0,5%, che gli Stati membri possono decidere di aumentare. L’unico “contentino” è che conteranno il doppio rispetto agli altri nel raggiungimento del target del 10% di rinnovabili nei trasporti entro il 2020.
«Abbiamo fatto del nostro meglio – ha commentato Nils Torvalds, relatore finlandese del provvedimento – Ma c’è il rischio che le nuove tecnologie verranno usate in Usa e America Latina, penso che dovremo ritornare sulla questione nei prossimi anni».