La nuova strategia cinese su etanolo e biofuel cellulosici
(Rinnovabili.it) – Nel 2016 la Cina ha fatto letteralmente il pieno di petrolio, battendo ogni record di importazione. I trend dei primi sei mesi del 2017 e le proiezioni per il 2018 non sembrerebbero invertire, o anche semplicemente rallentare, questo andamento, ma nel futuro a medio termine il mercato del greggio potrebbe subire qualche scossone.
La Repubblica popolare, infatti, è fermamente intenzionata a incrementare l’impiego di etanolo per i trasporti a livello nazionale. I media di Stato citano un documento governativo, ancora in fase di definizione, in cui Pechino avrebbe fissato per la prima volta una linea temporale per la diffusione della cosiddetta E10. Si tratta di una delle tante miscele di carburante – E5, E7, E10, E20, E85, E95 – nate in questi anni dall’aggiunta di alcol etilico (la cui percentuale in volume è indicata dal numero nel nome) alla benzina.
Le benzine arricchite di etanolo sono una realtà in diversi Paesi, adottate in alcuni casi con pretesti ecologici visto le minori emissioni, in altri per meri motivi economici. L’uso di questo combustibile in Cina è iniziato molto più tardi rispetto a paesi come il Brasile o gli Stati Uniti, oggi i maggiori fornitori e consumatori di bioetanolo. Nonostante ciò ha superato in poco tempo l’Unione Europea, conquistando il terzo posto sul podio mondiale: oggi il gigante asiatico ne produce oltre 7 milioni di litri, consumandone però meno della metà, in una quota più bassa dell’1 per cento sul consumo nazionale totale di carburante. Per accrescere il settore, il Paese sarebbe disposto a imporre a livello provinciale dei quantitativi minimi di biocarburanti da aggiungere al combustibile per trasporti.
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Il piano fa una distinzione di fonti. Il primo sforzo sarà quello duplicare, entro il 2020, la produzione di etanolo da mais. Il governo intende mettere mano all’enorme accumulo di scorte statali di cereali, anche con l’intento di aumentare la domanda industriale del mais. Pechino deve, infatti, trovare un modo per utilizzare una scorta di ben 200 milioni di tonnellate di granturco (così grande da poter alimentare l’ 1,4 miliardi di cinesi per oltre un anno) dopo decenni di acquisto, spesso a prezzi gonfiati, per sostenere i suoi agricoltori.
Il secondo sforzo, invece, sarà dedicato ai biocombustibili cellulosi: la nazione mira ad avviare una produzione su larga scala a partire dal 2025.