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Estrazione del litio troppo lenta per la domanda di veicoli elettrici

estrazione del litio
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Puntare solo sull’estrazione di litio rischia di creare un collo di bottiglia nella filiera delle auto elettriche

(Rinnovabili.it) – Se gli scenari di decarbonizzazione dei trasporti sono realistici, presto la filiera dei veicoli elettrici potrebbe finire in un collo di bottiglia lungo decenni. L’estrazione di litio, essenziale per le batterie, è troppo lenta rispetto alla domanda.

Esistono enormi depositi di questa sostanza superleggera, di colore bianco-argento. Ma la filiera non reggerà una rapida crescita della produzione. Lo dice un nuovo studio dell’Università norvegese di scienza e tecnologia, dove alcuni ricercatori hanno sviluppato un modello di analisi del flusso di materiali chiamato MATILDA (MATerIaL Demand and Availability). 

Lo studio esamina le strategie per gestire l’uso delle risorse nelle batterie dei veicoli elettrici e MATILDA aiuta a comprendere maggiormente i fattori critici che influenzano l’approvvigionamento. Non solo, ma calcola come attraverso vari interventi si può mitigare la domanda. Dopo la valutazione di oltre 8 mila scenari possibili, i ricercatori hanno concluso che il mercato da solo non saprà fornire le risposte. Servono profondi cambiamenti sociali e dello stile di vita per ridurre i rischi di un blocco delle forniture di materie prime.

Intanto, per evitare una domanda di litio eccessiva, occorre investire altre tecnologie per lo sviluppo di batterie. Poi, non possiamo pensare di produrre auto elettriche grandi e pesanti. Al contrario, molte più persone dovrebbero condividere auto più piccole con pacchi ridotti.

Aumentare la vita dei veicoli e delle batterie facilitando il riuso e la sostituzione è un altro passaggio fondamentale per ridurre la domanda di materie prime. 

Tuttavia, togliere un po’ di pressione dall’estrazione di litio può accrescerla su altre materie prime, come nichel e cobalto. L’attuale tendenza è verso le batterie al litio ferro fosfato (LFP): produttori come Volkswagen, Volvo e Tesla hanno dichiarato di voler adottare questa tecnologia, che evita sostanze costose e critiche come cobalto e nichel. Il problema è che usa tanto fosforo, materia prima sulla quale grava già la pressione dei fertilizzanti. Si rischia quindi uno shock dei prezzi dovuto a un picco di domanda che potrebbe riflettersi sui prodotti alimentari.
E allora l’economia circolare? Secondo l’Università norvegese si tratta di una componente necessaria, ma purtroppo non sufficiente a ridurre in modo significativo la pressione sulle materie prime nel prossimo decennio. Prima di demolire un numero sufficiente di veicoli elettrici per recuperarne i metalli critici, passeranno 10-15 anni.

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