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Trovato l’accordo internazionale per ridurre le emissioni marittime

Vincono le posizioni più conservative all’interno dell’IMO: il settore navale dovrà dimezzare la propria CO2 entro la metà del secolo

emissioni marittime

 

 

C’è l’accordo mondiale sulle emissioni marittime, ma convince solo a metà

(Rinnovabili.it) – Il Comitato per la protezione dell’ambiente marino (MEPC) dell’IMO – l’Organizzazione marittima internazionale – ha portato a termine il suo compito. Nell’ultimo giorno del vertice londinese gli oltre 170 Paesi aderenti alla convenzione ONU hanno approvato l‘accordo sulla strategia iniziale per ridurre le emissioni marittime, ponendo fine ad anni di infruttuose negoziazioni: il settore navale dovrà tagliare la propria CO2 di “almeno” il 50 per cento entro il 2050, rispetto ai livelli del 2008, con l’obiettivo di continuare a lavorare sulla completa neutralità.

È un momento storico quello firmato al 72esimo vertice del MEPC ma per molti versi costituisce anche l’ennesima occasione persa sul clima. I trasporti marittimi (così come quelli aerei) sono stati volontariamente esclusi dall’Accordo di Parigi sul climate change. Trovare un’intesa per un settore destinato ad aumentare in maniera incontrollata il suo peso sull’ambiente, era dunque una priorità irrinunciabile.

 

Irrinunciabile ma non scontata: all’interno dei negoziati IMO, infatti, si sono scontrati diversi fronti. Da una parte l’Unione Europea e le isole Marshall che avrebbero voluto un’azione più decisa per arrivare al 2050 con una riduzione dei gas serra navali del 70-100%. Dall’altra il Giappone che insieme a Brasile, India, Panama e Argentina, ha ridotto qualsiasi forma d’ambizione promuovendo l’attuale intesa. Infine gli irriducibili, USA e Arabia saudita si sono opposti in maniera assoluta al testo

 

COSA DICE L’ACCORDO SULLE EMISSIONI NAVALI – Il nuovo accordo per ridurre le emissioni marittime manda un chiaro segnale all’industria e agli investitori: ovvero che la transizione energetica pulita è ora possibile anche in questo comparto. Raggiungere l’obiettivo del 50% significa che per il 2030 la maggior parte delle navi oceaniche di nuova costruzione dovrà necessariamente essere alimentata con carburanti rinnovabili a zero emissioni. Il testo fa riferimento a possibili misure a medio termine per affrontare i gas serra che potrebbero includere carburanti a basse emissioni di carbonio, migliore efficienza energetica per le navi e possibili meccanismi basati sul mercato per incoraggiare la conversione energetica.

Ma c’è un motivo se il documento firmato si chiama “strategia iniziale”. Come per il Paris Agreement, bisognerà aspettare prima che l’intesa produca i suoi frutti. Più precisamente si dovrà attendere il 2023, anno in cui l’accordo entrerà effettivamente in vigore ovviamente non sarà giuridicamente vincolante. L’impressione generale è che si poteva fare di più e meglio, ma dei passi avanti sono stati compiuti.

 

È forse nelle parole del presidente delle Isole Marshall, Hilda Heine, il miglior riassunto dell’accordo: “Anche se potrebbe non essere abbastanza per dare al mio Paese la certezza di cui aveva bisogno, chiarisce che il trasporto internazionale deve ridurre le emissioni e fare la sua parte nel dare la mia nazione un percorso per la sopravvivenza”.