(Rinnovabili.it) – Passano gli anni, ma i camion e tir che percorrono le strade dell’Unione Europea continuano ad inquinare come se non fosse trascorso un solo giorno dalle richieste di ridurre l’impatto ambientale del trasporto stradale. E mentre tutta l’attenzione mediatica è concentrata sulle auto e sugli “scandali emissioni”, i veicoli pesanti diventano più grandi e più potenti, senza apportare alcun miglioramento all’efficienza nell’uso di carburante. A rivelarlo è uno studio dell’International Council on Clean Transportation, che rivela come questa classe di veicoli, negli ultimi dieci anni, non abbia fatto praticamente nessun progresso sul fronte dei consumi e pertanto delle emissioni.
Eppure nell’Unione europea, nonostante costituiscano solo il 4% della flotta. A spartirsi il mercato europeo sono essenzialmente cinque produttori di veicoli industriali, vale a dire di Volkswagen, Volvo, Daimler, PACCAR, e Iveco; tre di questi (Volvo, Daimler, e PACCAR) sono anche i principali player nel mercato statunitense ma, mentre negli USA si sta consolidando un trend al rialzo nel miglioramento delle performance, nell’Unione Europea la tendenza è pressoché piatta.
Il motivo? Ancora una volta la differente legislazione, più severa sul territorio stelle e strisce, ancora tutta da “fare” su quello comunitario. Secondo le prime stime le norme più stringenti sulle emissioni dei camion proposte dagli Usa a giugno 2015 potrebbero portare a una riduzione del 33 per cento dei consumi di carburante ai livelli del 2010. Quelle UE, contenute nella nuova direttiva sull’efficienza energetica dei mezzi pesanti, ridurrebbero il consumo di carburante del 7-10%, e solo grazie a interventi sull’aerodinamicità del mezzo.
“I produttori sostengono che ci si possa fidare di loro nel ottenere tir più efficienti”, commenta William Todts di Transport & Environment. “La realtà è che negli ultimi dieci anni non hanno fatto praticamente alcun progresso in termini di efficienza del carburante, ma sono stati accusati di aver creato un cartello”. Secondo quanto riportato all’inizio di settembre dal quotidiano tedesco Handelsbatt ci sarebbe una multa di quattro miliardi di euro per alcuni case produttrici colpevoli di aver stretto un accordo sui prezzi europei dal 1999 al 2011, violando così il principio comunitario della libera concorrenza. La Commissione europea non conferma e non smentisce, ma soprattutto non rivela i nomi dei produttori. A farlo è piuttosto la testata tedesca che cita espressamente le case coinvolte nelle scandalo: Scania, Volvo Trucks, Iveco, MAN e DAF, che ora potrebbero affrontare multe fino al 10 per cento del loro reddito annuale se riconosciute colpevole.