Secondo la KBA, l'autorità tedesca per i veicoli a motore, 60 mila Mercedes prodotte tra il 2012 e il 2015 sarebbero state dotate di un software progettato per ingannare i test.
Portavoce di Daimler precisa: “L’affermazione secondo cui abbiamo provato a nascondere qualcosa in maniera volontaria è errata”
(Rinnovabili.it) – L’autorità tedesca per i veicoli a motore (KBA) ha messo sotto inchiesta Daimler, uno dei maggiori gruppi automobilistici al mondo che include marchi come Mercedes-Benz, perché sospettato di aver immesso sul mercato 60 mila mezzi dotati di software progettati per ingannare i test sulle emissioni.
A riportare l’indiscrezione è il quotidiano Bild am Sonntag, domenica scorsa: secondo la ricostruzione del quotidiano tedesco, la KBA avrebbe messo sotto speciale osservazione il software in dotazione sulle Mercedes GLK 220 CDI, prodotta da Daimler tra il 202 e il 2015, dopo aver constatato che le auto dotate di tale dispositivo rientravano nei limiti di emissioni solo azionandone una specifica funzione.
La KBA avrebbe chiarito che il funzionamento del dispositivo sarebbe stato normalizzato negli aggiornamenti del software successivi al 2015, anno in cui, in seguito allo scandalo dieselgate e all’ammissione di aver truccato i test da parte di Volkswagen, Daimler richiamò 3 milioni di veicoli per ricalibrarne le emissioni.
Un portavoce del gruppo automobilistico ha dichiarato che la compagnia si è limitata a completare il processo di aggiornamento dei 3 milioni di veicoli richiamati, così come accordato con la KBA e il Ministero dei Trasporti tedesco: “L’affermazione secondo cui abbiamo provato a nascondere qualcosa in maniera volontaria è errata”,hanno aggiunto dalla casa produttrice, chiarendo la completa disponibilità a cooperare con gl’inquirenti.
Il nuovo filone d’indagini arriva a pochi giorni dall’annuncio dell’inchiesta della Commissione Antitrust della Ue secondo cui BMW, VW e Daimler, appunto, si sarebbero accordate per non competere nell’introduzione di tecnologie catalitiche più efficienti tra il 2006 e il 2014. Se l’accusa del commissario europeo per la concorrenza dovesse trovare riscontro giudiziario, i colossi dell’automotive rischierebbero sanzioni miliardarie, fino al 10% del rispettivo fatturato globale annuo.
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