I problemi della catena di approvvigionamento continuano a limitare la produzione di veicoli in Europa mentre le immatricolazioni toccano un nuovo record negativo
I dati 2022 dell’European Automobile Manufacturers’ Association (ACEA)
(Rinnovabili.it) – A giugno di quest’anno le nuove autovetture immatricolate in Europa hanno registrato il numero più basso mai toccato dal 1996 a oggi. Poco più di 1,06 milioni di veicoli, con tagli alle vendite che per alcune case automobilistiche hanno sfiorato il 50%. Lo riferiscono i dati pubblicati lo scorso venerdì dall’European Automobile Manufacturers’ Association (ACEA), report puntuale sui trend dei mercati auto del Vecchio Continente.
Il problema non riguarda solo lo scorso mese. É infatti ormai quasi un anno che il settore ha imboccato un percorso discendente. Se è vero che a giugno 2022 il comparto ha segnato un meno 15,4 per cento nelle immatricolazioni, lo è anche che, spostando il periodo di osservazione all’intero primo semestre la percentuale, il quadro cambi poco.
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Da gennaio a giugno 2022 le immatricolazioni di nuove automobili nell’Unione Europea sono diminuite del 14,0 per cento rispetto a un anno prima, per un totale di circa 4,6 milioni di unità. La causa? Alla radice del problema ci sono diversi fattori. L’inflazione, l’aumento dei casi di coronavirus in alcuni paesi, la continua carenza di chip e i nuovi colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento stanno mettendo a dura prova l’industria.
I mercati auto nell’UE
Stellantis e Volkswagen sono stati i più colpiti tra i grandi gruppi, la prima con un meno 21,1 per cento dall’inizio dell’anno, la seconda con meno 18 per cento. Tra i marchi più piccoli invece si fa notare il calo della Volvo con – 47,9 per cento a giugno e -28,5 per cento nella prima metà dell’anno, e quello del Gruppo Jaguar Land (-13,2 per cento a giugno, ma -34,7 per cento dall’inizio dell’anno). Tutti e quattro i principali mercati auto dell’UE hanno contribuito alla caduta. Nel primo semestre 2022, l’Italia ha registrato il calo più forte (-22,7 per cento), seguita dalla Francia (-16,3 per cento) e Germania (-11,0 per cento). La Spagna ha invece registrato un calo più contenuto (-10,7 per cento).
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