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IMO, le nuove regole per i combustibili navali

combustibili navali

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Approvato un nuovo emendamento alle regole sul contenuto di zolfo nei combustibili navali

(Rinnovabili.it) – Dal 2020 le imbarcazioni non potranno trasportare combustibile marino ad alto tenore di zolfo. È quanto ha stabilito l’International Maritime Organization (IMO), l’agenzia marittima delle Nazioni Unite, ormai nel lontano 2008. Oggi tuttavia, il regolamento ha subito un’ultima limatura da parte del Comitato per la protezione dell’ambiente marino dell’IMO, riunito a Londra dal 22 ottobre per discutere delle principali questioni ambientali del settore.

Le norme in questione proibiranno alle navi, dal 1° gennaio 2020, di utilizzare a livello mondiale combustibili navali con un contenuto di zolfo superiore allo 0,5 per cento. Il limite è già stato abbassato allo 0,1% per quelle che vengono designate come zone di controllo delle emissioni (Emission Control Areas – ECAs). Si tratta di un taglio netto, soprattutto se si considera che oggi il cap è fissato al 3,5 per cento. “Ciò  – sostiene l’Organizzazione – ridurrà in modo significativo la quantità di ossidi di zolfo provenienti dalle navi e dovrebbe avere importanti benefici per la salute e l’ambiente”.

 

Cosa cambia rispetto alla versione originale del regolamento? La possibilità di non rispettare tali obblighi se l’imbarcazione è dotata di uno speciale sistema di depurazione dei gas di scarico (“scrubber”) o di altre disposizioni alternative, modifica approvata stamane dal Comitato e che entrerebbe in vigore da marzo 2020. “L’emendamento non modifica in alcun modo la data di entrata in vigore del limite dello 0,5 percento dal 1 gennaio 2020. È inteso come misura aggiuntiva per sostenere un’attuazione coerente e conforme fornendo un mezzo per l’effettiva applicazione da parte degli Stati”, ha spiegato l’IMO.

 

È stata quindi respinta al mittente la proposta di una “fase di creazione d’esperienza” un periodo di applicazione transitorio che favorisse un’implementazione più graduale delle norme. A proporre la mozione erano state le Isole Marshall, la Liberia, il Panama, le Bahamas e, ovviamente, gli Stati Uniti, nonostante gli stessi raffinatori americani si fossero schierati contro la Casa Bianca.

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