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In Cina avanza l’esercito delle stazioni di e-charger

Tesla Motors e China Unicom realizzeranno insieme, nei prossimi mesi, 400 punti di ricarica elettrica in ben 120 città della nazione

In Cina avanza l’esercito delle stazioni di e-charger(Rinnovabili.it) – Una compagnia telefonica di proprietà dello stato e un big dell’automotive mondiale. Questa l’accoppiata che darà il via in Cina all’avanzata delle stazioni di e-charger per la mobilità elettrica. Tesla Motors Co. ha infatti siglato un accordo di cooperazione con il gestore di telefonia cinese China Unicom in virtù del quale saranno realizzate ed istallate nei prossimi mesi 400 punti di ricarica elettrica in ben 120 città della nazione. I piani prevedono che China Unicom fornisca lo spazio per la costruzione delle stazioni e servizi di base mentre il produttore californiano si prenderà carico della gestione delle infrastrutture. Le due aziende metteranno a punto insieme, anche 20 stazioni “supercharger” in 20 città per offrire ai consumatori anche l’opzione della ricarica veloce.

 

E’ ormai da tempo che la Tesla dimostra interesse nei confronti del mercato della Repubblica Popolare, favorito dai generosi incentivi governativi; basti pensare che la società ha consegnato le sue prime berline full-electric fabbricate negli Stati Uniti a clienti cinesi nel mese di aprile e lo stesso CEO, Elon Musk, ha esplicitato l’intenzione di investire diverse centinaia di milioni di dollari per costruire una rete di ricarica diffusa nel gigante asiatico. Inoltre l’azienda conta già sul territorio 200 punti di ricarica e la nuova collaborazione – come spiega portavoce della società – servirà ad accelerare la realizzazione di un’infrastruttura diffusa e dunque anche la diffusione delle e-car. Il progetto segue di poco quello presentato da un’altra casa automobilistica, la tedesca BMW AG, che a maggio ha annunciato l’intenzione di collaborare con la State Grid, l’utility più grande della Cina di proprietà statale, e uno sviluppatore immobiliare per realizzare un network di charger point. Peccato che la crescita della mobilità elettrica sia ad oggi ancora frenata dalle normative nazionali, che limitano l’accesso al mercato ai produttori stranieri che non condividano la propria tecnologia con i partner cinesi.