Lo studio dell’IFRI indica una strada per abbattere i costi del biometano. La scelta, però, è tutta politica
(Rinnovanili.it) – L’Istituto francese di relazioni internazionali (IFRI) ha pubblicato uno studio sul settore del biogas in tre paesi europei (Germania, Danimarca e Italia) mostrando come la partita sulla riduzione dei costi del biometano sia ancora aperta e tutta da giocare. Confrontando il costo per unità, lo studio evidenzia che questo carburante è attualmente da 5 a 6 volte più costoso del gas naturale, il cui prezzo tuttavia è oggi vicino ai suoi minimi storici. Nel tempo, però, il saldo potrebbe spostarsi gradualmente a favore del biometano, ma la sfida sarà tutta politica.
Secondo l’IFRI, gli attuali costi di produzione della versione “bio” del metano si aggirano intorno ai 95 € per megawattora (MWh). Tuttavia, questi costi non tengono conto dei più ampi benefici – come lo sviluppo rurale, la creazione di posti di lavoro e le emissioni di CO2 evitate – che l’IFRI valuta a circa 40-60 € / MWh.
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Sommando questi benefici nel calcolo, il prezzo complessivo potrebbe scendere a circa 35-55 € / MWh, vicino all’attuale costo medio all’ingrosso di elettricità e non lontano dai prezzi del gas naturale. Integrando queste esternalità, dunque, sarebbe più conveniente produrre biometano localmente piuttosto che importare gas naturale. In altre parole, per quanto possa apparire impossibile che il costo di questo biocarburante raggiunga il costo del gas importato dalla Russia o dalla Norvegia, esso può ragionevolmente rappresentare un’alternativa interessante al gas fossile importato, a condizione che vengano presi in considerazione tutti i più ampi benefici economici, sociali ed ecologici.
Per raggiungere questo obiettivo, però, saranno necessarie misure politiche a livello europeo. Infatti, i costi di produzione dipendono in gran parte dai costi delle materie prime, difficili da abbattere. La principale richiesta dei produttori europei, dunque, si concentra sulle misure di sostegno che potrebbero aiutare a ridurre i costi, soprattutto a fronte dell’aumento della produzione di biogas in Cina, che ad aprile ha annunciato un piano quinquennale per aumentare la quota di rinnovabile nel suo mix energetico.
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Bruxelles, inoltre, potrebbe mostrare il suo sostegno includendo il biometano nella tassonomia europea della finanza verde, che al momento esclude qualsiasi altra fonte oltre al vento e al solare. A questo proposito, sarebbe auspicabile che l’European Green Deal annunciato da Ursula von der Leyen contenesse un chiaro impegno sul settore del gas verde, magari adottando uno specifico obiettivo di “decarbonizzazione del gas”.