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Dal biogas italiano un tesoro di biofertilizzanti e green job

Dal biogas italiano un tesoro di biofertilizzanti e green job

 

(Rinnovabili.it) – Il mercato del biogas è divenuto un settore importante della green economy italiana. A dimostrarlo sono i dati ricordati oggi dal CIB, Consorzio Italiano Biogas, e che spiegano come il comparto solo nell’ultimo anno abbia prodotto oltre 25 milioni di tonnellate di biofertilizzanti. Ma per una realtà produttiva come quella nostrana, che oggi occupa il terzo posto nella classifica mondiale dei mercati del gas “bio” (abbiamo davanti solo Germania e Cina) questo è solo la punta della piramide. Alla produzione di biofertilizzanti bisogna associare, infatti, anche gli effetti sul miglioramento della sostanza organica del terreno e delle rotazioni colturali, la riduzione dell’impiego di acqua e la garanzia di una maggiore sicurezza delle produzioni. Senza contare, la sola generazione di energia elettrica dal biogas è in grado di tagliare 7 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in atmosfera ogni anno, tenendo conto del trend di crescita previsto al 2020 (dati Althesys).

 

Ma senza guardare troppo lontano, questo biofuel contribuisce già oggi alla produzione del 10% dell’energia elettrica rinnovabile, equivalenti a 2 miliardi di metri cubi (Nmc) di gas naturale.

«Il biogas – ha spiegato Piero Gattoni, presidente del CIB – produce non solo energia elettrica rinnovabile, ma anche un biofertilizzante in grado di rendere la terra fertile e ricca di nutrienti. La nostra sfida è sviluppare soluzioni agronomiche e tecnologiche per consentire all’agricoltura italiana di produrre di più e in modo più sostenibile».

 

Il settore offre anche allettanti opportunità occupazionali: negli ultimi 5 anni ha creato 12.500 nuovi green job tanto da divenire il settore delle fonti elettriche rinnovabili con la più alta intensità di lavoro per incentivo, superando di gran lunga il fotovoltaico. Il futuro a medio termine prevede un trend tutto positivo: al 2020 la potenza installata dovrebbe passare dagli attuali 900 MW a circa 1700 MW, compresa la quota equivalente legata alla produzione di biometano, recentemente autorizzato con il Dm 5 dicembre 2013, creando 13mila nuovi occupati.

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