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Il biofuel europeo ruba la terra all’Africa

Tra il 2009 e il 2013, le società europee produttrici di biocarburanti si sono presi in 6 milioni di ettari nell’Africa sub-sahariana

Il biofuel europeo ruba la terra all’Africa(Rinnovabili.it) – Fino ad oggi è stata riservata troppo poca attenzione agli impatti sociali che gli obiettivi sui biofuel stanno avendo sulle comunità più povere del mondo. Lo sostiene con forza l’ultimo rapporto di ActionAid, pubblicato quasi in concomitanza con l’opposizione manifestata da alcuni ministri dell’Ambiente europei alla proposta di Bruxelles di mettere un cap del 5% ai biocombustibili di prima generazione, quelli per intenderci ottenuti dalle colture agro-energetiche. I nuovi dati del rapporto, dal titolo “Il reale impatto della politica UE sui biofuel a livello dei paesi in via di sviluppo”, rivelano che circa sei milioni di ettari sono stati sottratti dalle società europee all’Africa sub-sahariana tra il 2009 e il 2013. Secondo ActionAid, i maggiori investitori di biocarburanti nella regione sono soprattutto tre nazioni: il Regno Unito con all’attivo 30 progetti, l’Italia (18 progetti) e la Germania (8). Tuttavia, il numero totale di piani o programmi di sviluppo delle bioenergie “made in EU” arriva quasi a 100.

 

Secondo l’Associazione umanitaria, ora l’Unione europea ha la possibilità di rivedere la sua direttiva sulle energie rinnovabili (RED) e di “tener conto delle ripercussioni sociali impreviste delle sue politiche sui biofuel”. Tali effetti includono prezzi alti dei prodotti alimentari e, di conseguenza, fame e malnutrizione, a cui si aggiunge l’espropriazione dei terreni e la violazione dei diritti umani. La relazione presentata in questi giorni da Bruxelles sull’impatto sociale delle politiche di biocarburanti non soddisfa in alcun modo l’ONG che oggi pertanto raccomanda agli Stati membri e il Parlamento europeo per migliorare la proposta della Commissione e di rivedere la RED avviando una graduale eliminazione di tutte agro-energie basate sulla coltivazione della terra entro il 2020. Inoltre, sollecita l’Esecutivo europeo a intervenire introducendo criteri sociali obbligatori e misurabili per le scorte di mangimi e biocombustibili.