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Bioetanolo: qual è la situazione in Europa?

L'origine del bioetanolo europeo oggi è principalmente interna ma le fonti sono ancora materie prime agricole edibili, primo fra tutti il mais

Bioetanolo: i dati dell'industria europea nel 2014

 

(Rinnovabili.it) – Il mercato del bioetanolo europeo sta vivendo un momento di serenità. Dopo le difficoltà registrate nel 2013, il settore sta dimostrando una lenta ma consistente ripresa che fa ben sperare il comparto. A riportare una lucida analisi sull’industria di questo biocarburante è l’associazione e-Pure che in un recente rapporto fornisce una panoramica del mercato comunitario dell’etanolo, compresi i dati sulla produzione, il consumo, le importazioni, l’uso di materie prime e i co-prodotti.

 

Il dato più significativo è l’aumento della produzione del 13% rispetto al 2013, per un totale di 6,6 miliardi di litri di biofuel sfornati dall’industria europea. “L’anno precedente è stato un anno difficile per l’industria europea dell’etanolo. Abbiamo avuto una situazione in cui i prezzi interni sono crollati del 30%, una tendenza dannosa che è stata trainata principalmente dalla incertezza politica sul fronte biocarburanti. Ma la prospettiva comincia ad essere più positiva. Questo rapporto mostra che l’etanolo rinnovabile europeo costituisce un successo per l’Europa, e che può contribuire molto di più, sotto le giuste condizioni politiche”, ha spiegato Robert Wright, Segretario Generale della ePURE.

 

Per quanto riguarda il mercato comunitario, l’origine del bioetanolo oggi è principalmente europea; purtroppo le fonti impiegate sono ancora materie prime agricole edibili, primo fra tutti il mais (42%), seguito da frumento (33%), barbabietola da zucchero (18%) e di altri cereali (7%). Secondo quanto riportato nel documento, i cinque principali esportatori di bioetanolo in Europa sono il Guatemala, Bolivia, Pakistan, Russia e Perù, ma la quantità è molto scarsa, circa 600 milioni di litri, meno dell’8% del consumo totale.

All’interno dei confini UE i paesi con maggiore capacità produttiva sono la Francia, che domina indiscussa con 2.318 mila litri, seguita da Germania (1.050), Regno Unito (985), Spagna (618) e Polonia (580). “Con la chiusura della questione ILUC spetta ora agli Stati membri l’attuazione degli obiettivi energetici 2020. L’introduzione del carburante E10 può aiutarli in questo compito – ha aggiunto Wright. – Il livello di roll out dell’E10 ridurrebbe le emissioni dei trasporti di 15 milioni di tonnellate, pari a 9 milioni di automobili in meno sulla strada ogni anno. E potrebbe anche ridurre il consumo di petrolio nel settore dei trasporti in Europa di 50 milioni di barili”.