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Bioetanolo con l’acqua di mare: verso bioraffinerie oceaniche

bioetanolo con acqua marina

 

 

Per tagliare l’impronta idrica dei biofuel si studia il bioetanolo prodotto con acqua salata

(Rinnovabili.it) – Una bioraffineria marina per la produzione di bioetanolo da acqua di mare e un nuovo ceppo di lievito acquatico. Questo il progetto studiato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Nottigham. Il dottor Abdelrahman Zaky, un microbiologo della School of Biosciences, ha condotto con alcuni colleghi una ricerca per dimostrare la fattibilità di un nuovo processo produttivo per questo biocarburante. L’idea di partenza era quella di sostituire l’acqua dolce, oggi impiegata per la produzione dell’alcol, con quella salata in maniera da abbassarne l’impronta ecologica e anche il prezzo di produzione.

“Le attuali tecnologie di fermentazione utilizzano per lo più colture commestibili e acqua dolce per produrre bioetanolo”, spiega il dott. Zaky. “Con una popolazione e una domanda di biocarburanti e di altri prodotti biologici in continua crescita, emergono preoccupazioni in merito all’uso delle scarse risorse di idriche e di prodotti alimentari per attività non nutrizionali”. Lo studio cerca di trovare un’alternativa ad entrambi questi elementi. “L’obiettivo principale della nuova fermentazione marina – aggiunge lo scienziato – è quello di introdurre una fonte idrica e di biomassa alternativa di acqua per l’industria”.

 

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Nel dettaglio la ricerca ha impiegato acqua salata e un nuovo ceppo di lievito marino, il ‘Saccharomyces cerevisiae AZ65′. Dai test è emerso che questo microorganismo ha una tolleranza osmotica significativamente più elevata rispetto al ceppo di riferimento terrestre. A partire da un substrato di fermentazione industriale – la melassa di canna da zucchero – il team è riuscito a produrre fino a 93,5 g / L di etanolo con una resa dell’83,33% (su quella teorica) e una produttività massima di 2,49 g / L all’ora. “L’acqua di mare è una risorsa abbondante, facilmente disponibile e contenente una serie di minerali, alcuni dei quali devono essere normalmente aggiunti all’acqua dolce”, aggiunge il ricercatore. “Il processo di fermentazione che utilizza risorse marine produce anche sale e acqua dolce come sottoprodotti, il che si aggiunge ai benefici economici del processo”. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature.

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