La pipeline di progetti di BP, Chevron, Shell, TotalEnergies, ExxonMobil e l’italiana Eni porterà la capacità produttiva di biofuel a 286mila barili al giorno nel 2030. Il 90% oli vegetali idrotrattati (HVO) e combustibili sostenibili per l’aviazione (SAF)
Una pipeline di progetti sui biofuel sempre più lunga. Con ben 43 iniziative pianificate o operative entro il 2030. La maggior parte rivolte a oli vegetali idrotrattati (HVO) e combustibili sostenibili per l’aviazione (SAF). Un volume elevato di investimenti nei biocarburanti, quello di Big Oil. A dimostrazione che le principali compagnie energetiche globali vogliono integrare saldamente questi prodotti nelle loro strategie di transizione.
È il dato che emerge dalla mappatura degli investimenti nei biocarburanti pubblicata da Rystad, che si concentra su 6 delle maggiori major petrolifere occidentali: BP, Chevron, Shell, TotalEnergies, ExxonMobil e l’italiana Eni.
Da Big Oil, più investimenti nei biocarburanti: i numeri
L’azienda di consultancy norvegese specializzata nell’analisi dei mercati energetici ha calcolato che questi 43 progetti sui biofuel in cantiere o annunciati dovrebbero raggiungere una capacità produttiva complessiva di 286.000 barili al giorno. HVO e SAF rappresenteranno circa il 90% della produzione.
Dei 43 progetti mappati:
- 31 sono nuovi sviluppi (“greenfield”), a dimostrazione dell’interesse crescente verso questo ambito;
- 6 riguardano la conversione completa di raffinerie esistenti in impianti per biofuel;
- 6 coinvolgono il “co-processing”, ovvero l’integrazione di materie prime biologiche nei processi delle raffinerie tradizionali. Il co-processing è un’opzione più economica perché utilizza infrastrutture esistenti, riducendo i costi iniziali.
La parte del leone la svolge la BP. Da sola, la major che da poco ha cancellato i tagli previsti alla produzione di fossili dalla sua strategia 2030 guida il settore con una capacità annunciata di 130.000 barili al giorno (bpd). Di recente la major ha compiuto il balzo con l’acquisizione di Bunge Bioenergia in Brasile, che ha portato la produzione a 66.000 bpd e consentito di superare l’obiettivo intermedio del 2025 (era fissato a 50.000 bpd).
Chevron invece si distingue per il progetto Geismar, il più grande sviluppo greenfield (vale 22.000 bpd) tra quelli mappati da Rystad. Ma anche per la conversione della raffineria El Segundo in un impianto rinnovabile (capacità 10.000 bpd).
Stando ai numeri di Rystad, Eni avrebbe una capacità operativa avanzata di biofuel di 22.000 bpd, sostenuta soprattutto da co-processing e conversioni. Mentre TotalEnergies e Shell sono focalizzate sullo sviluppo di biofuel avanzati, ma molti loro progetti stanno ancora muovendo i primi passi.