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Dalla tequila a bioetanolo, il potenziale dell’agave per trasporti e disinfettanti

Dalla coltivazione della pianta succulenta si potrebbe ottenere alcol con volumi equiparabili alla canna da zucchero brasiliana, ma con impatti ecologici estremamente bassi

bioetanolo agave
Credits: Pxhere

Prima valutazione completa del ciclo di vita del bioetanolo prodotto dall’agave

(Rinnovabili.it) – Dalla produzione di superalcolici a quella di biocarburanti e disinfettanti sanitari. Poterebbe essere questo il destino dell’agave nelle terre aride d’Australia. A suggerirne i benefici è oggi un nuovo studio redatto da un team di ricercatori dell’Università di Sydney, dell’Università di Exeter e dell’Università di Adelaide. Il lavoro rappresenta la prima valutazione completa del ciclo di vita del bioetanolo prodotto dall’agave.

La pianta, una succulenta ad alto contenuto di zuccheri, è oggi ampiamente coltivata in Messico per preparare la tequila. Ma nella regione di Tablelands, all’estremo nord del Queensland, c’è già chi la sta utilizzando per la sintesi di carburanti.

Ma come per tutti i biofuel di prima generazione è sempre bene porsi una domanda: produrre bioetanolo dall’agave è davvero sostenibile? A rispondere ci pensa lo studio australiano, pubblicato questa settimana sul Journal of Cleaner Production (testo in inglese).

“L’agave è una coltura ecologica che possiamo utilizzare per ottenere carburanti a base di etanolo e prodotti sanitari”, ha spiegato il professore Daniel Tan, agronomo presso il Sydney Institute of Agriculture. ”Può crescere in aree semi-aride senza irrigazione; non compete con le colture alimentari e richiede poca acqua. Inoltre è resistente al calore e alla siccità e può sopravvivere alle calde estati australiane”.

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L’analisi del ciclo di vita ha mostrato come, nelle aree semi desertiche, una filiera del bioetanolo dall’agave causerebbe una pressione minima sul comparto alimentare e sulle risorse idriche.

Il team ha scoperto che le rese annuali di etanolo dall’agave (7414 L/ha) sono paragonabili a quelle della canna da zucchero brasiliana (9900 L/ha) e superiori a quelle del mais americano (3800 L/ha). Inoltre, la pianta è in grado di assicurare una serie di “benefici ecologici” grazie ad un minor impatto sulle acque dolci, una ridotta ecotossicità marina e bassi consumi idrici. E, sebbene il suo impatto sull’uso del suolo sia superiore del 98% rispetto al mais e del 2% alla canna, può essere coltivata su terreni non adatti alle colture alimentari.

“L’analisi economica suggerisce che una prima generazione di bioetanolo dall’agave non è attualmente sostenibile sul fronte commerciale senza il sostegno del governo. Soprattutto visto il recente crollo del prezzo mondiale del petrolio, ha aggiunto Tan. “Tuttavia, questo può cambiare con la crescente domanda di nuovi prodotti sanitari a base di etanolo, come i disinfettanti per le mani”.

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