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Biocarburanti per aerei, si riducono davvero le emissioni?

Un nuovo studio condotto dall'ENEA, in collaborazione con Aeronautica Militare ha testato due diverse miscele contenenti il 13% e il 17% di biofuel su un jet militare ottenendo riduzioni delle emissioni del black carbon e dei COV ma un amento del biossido di azoto

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Foto di Hands off my tags! Michael Gaida da Pixabay

Indagati anche i potenziali effetti tossicologici sull’uomo dei biocarburanti per aerei

(Rinnovabili.it) – I biocarburanti per aerei riducono davvero le emissioni climalteranti e quelle nocive per la salute umana? Una risposta arriva oggi da uno studio italiano che ha monitorato e analizzato lo scarico di un motore Rolls-Royce Spey testandolo con diverse miscele di cherosene e biofuel.  Il progetto di ricerca è stato condotto da alcuni scienziati dell’Enea in collaborazione con gli esperti dell’Areonautica militare per colmare il gap di conoscenze sul tema. Attualmente infatti mancano ancora molte informazioni sui fattori di emissione e sui potenziali effetti tossicologici sull’uomo legati all’uso di miscele di biocombistibili negli aerei.

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Gli esperimenti condotti hanno messo alla prova l’HEFA, biocherosene sintetico ottenuto mediante idrogenazione di esteri ed acidi grassi derivanti da grassi animali e vegetali. Il team ha testato miscele contenenti il 13% e il 17% di HEFA nel corso di diverse prove motore con velivolo a terra, presso la Divisione Aerea di Sperimentazione e Spaziale (DASAS) dell’aeroporto militare di Pratica di Mare. E ha calcolato la concentrazione di inquinanti presente nei gas di scarico dell’aereo in funzione della quantità di combustibile bruciato. Il risultato? “Le due miscele a base di biocarburanti hanno fatto registrare per tutte le prove una riduzione media del 20% – e fino al 40% per medi regimi di potenza motore – delle emissioni di black carbon, ossia il carbonio elementare”, spiega Antonella Malaguti, ricercatrice ENEA del Laboratorio di Inquinamento Atmosferico presso il Centro Ricerche di Bologna. A cui si aggiunge in media anche fino al -30% di composti organici volatili (VOC). “Allo stesso tempo, abbiamo rilevato l’aumento fino al 30% del biossido di azoto e della quantità di particelle totali emesse, in particolare delle nanoparticelle”.

 Ma l’aspetto più innovativo della ricerca è sicuramente quello legato alla salute. Gli scienziati hanno valutato le potenziali risposte biologiche del polmone umano ai prodotti post combustione dei biocarburanti per aerei. L’indagine ha evidenziato un aumento della risposta antiossidante delle cellule. “La campagna di test  – ha sottolineato il ricercatore Maurizio Gualtieri – ha anche evidenziato una maggiore deposizione di particelle fini e ultrafini, sia nel sistema cellulare che a livello polmonare, anche se tale incremento non deve ascriversi in maniera prioritaria alla componente bio delle miscele di carburante”.

“I dati riportati nell’articolo – aggiungono gli scienziati – si riferiscono ai soli biocarburanti ma un analogo discorso può essere fatto per il carburante tradizionale. Questo incremento di risposta suggerisce che l’esposizione alle emissioni innesca processi ossidanti acuti a livello cellulare che, associati ai dati di deposizione polmonare, fanno scattare un campanello di attenzione sugli effetti di esposizioni ripetute a queste emissioni nel corso del tempo”. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Toxics.